Lavori in corso: «Pronto nel 2018, museo M9 darà la scossa a Mestre»

Gianpaolo Fortunati, presidente di Polymnia: "la città deve trasformarsi in una mèta e l’accoglienza va vestita di cultura"
Il museo M9 ha raggiunto il terzo piano: lavori finiti nel 2018
Il museo M9 ha raggiunto il terzo piano: lavori finiti nel 2018

MESTRE. «Le nuove strutture alberghiere previste a Mestre aumenteranno il flusso dei turisti che pernottano in terraferma. Persone che di giorno vanno a Venezia e di sera, dalle 18 in poi, vivranno Mestre. Quello che potrebbe divenire un problema per l’effetto dormitorio che potrebbe indurre, deve essere trasformato invece in risorsa da capitalizzare attraverso la promozione di una cultura dell'accoglienza che può veramente costituire una delle componenti future dell'identità di Mestre».

Gianpaolo Fortunati, presidente di Polymnia, la società strumentale della Fondazione di Venezia che sta seguendo, passo passo, il cantiere da 100 milioni di euro per la nascita del museo M9, che aprirà nel 2018, non nasconde che una Mestre che si apre al turismo (con i nuovi 1.900 posti letto in via Ca’ Marcello previsti dai quattro nuovi alberghi e dal nuovo ostello all’ex Vempa) è una opportunità. Anche per ampliare la platea di spettatori del museo.

Il museo quindi sarà aperto anche la sera?

«Certamente e ci stiamo lavorando. Noi confidiamo molto anche sull’arrivo del turismo che di giorno visita Venezia. Ma Mestre deve saper cogliere quella che può essere davvero una opportunità. La sfida è riconvertire la massa di coloro che pernottano in città in abitatori della città, trasformare la città in meta. Per ottenere questo, l'accoglienza deve essere vestita di contenuti, da quello culturale a quello di un intrattenimento intelligente. Diventa essenziale disegnare una geografia della cultura e dell’intrattenimento che possano avere autonoma spinta attrattiva».

E il museo M9 punta ad essere elemento trainante di questo cambiamento?

«Il polo M9, sia per l’iconicità dell’edificio museale, sia per i suoi contenuti culturali, sia per il progetto di rigenerazione urbana supportato da un esperimento di fusione di commercio e cultura, sia per il respiro internazionale che può emanare, può rivelarsi come elemento trainante di una visione complessiva della città. Simile all’operazione culturale fatta a Bilbao».

Ma ci sono tante preoccupazioni sul risultato finale. Anche del sindaco di Venezia.

«Noi siamo stati preoccupati fin dall’inizio. Ma siamo anche fiduciosi di realizzare una cosa davvero bella. Ma pochi sanno quanto è complesso questo cantiere».

Con l’impresa Maltauro un accordo è stato raggiunto e i temporali sembrano passati.

«Una costruzione così complessa porta inevitabilmente a letture degli accadimenti di cantiere non sempre coincidenti, ma altrettanto fisiologica è la ricomposizione del tutto sul piano di una comune e soddisfacente convergenza, come è avvenuto con la ICM. Importante è che i lavori siano eseguiti a regola d’arte rispettando la qualità dell’impronta architettonica del progetto degli architetti Sauerbruch e Hutton che costituirà, da sola, elemento culturale di forte attrattività. L’accordo prevede la consegna del cantiere M9 entro la fine del 2017 e quella del Convento, che ospita l’area commerciale, per l’estate del 2017. Date dalle quali potranno partire i percorsi per i collaudi e per gli allestimenti».

Un aspetto fondamentale è l’accessibilità al polo museale che nasce senza parcheggi. A che punto siete?

«La rete dei collegamenti che debbono facilitare l’accesso al polo culturale è un tema nodale per la frequentazione. Le preoccupazioni del sindaco sono giustificate e hanno portato all’apertura di un tavolo tecnico con Vela che entra ora nella fase operativa di confronto. Disponiamo di una buona rete di parcheggi intorno a M9: il park di via Costa; il parcheggio Candiani, quello di Piazzale Leonardo Da Vinci, il New parking di via Lazzari, il garage Europa, oltre a quelli in prossimità della stazione ferroviaria, come il Gregory, quello di Ferrovie e il Saba con cui siamo già convenzionati. Stiamo pensando anche ad un punto di approdo degli autobus che scaricheranno gli studenti o i viaggi organizzati in piazza XXVII Ottobre. Poi ci sono i mezzi pubblici e il tram. C’è da pensare alla segnaletica. Confidiamo anche sui collegamenti ferroviari anche se i cantieri Sfmr sono fermi. Questi collegamenti assieme a quelli via porto e aeroporto, saranno affrontati dal tavolo di lavoro che, per una ammirevole preveggenza del sindaco, gli uffici comunali hanno organizzato per assumerne direttamente il coordinamento».

Torniamo alle aspettative della città.

«Credo che questa attesa, condita oggi da critiche, piuttosto che elogi si esaurirà con l’apertura. Su cosa pecchiamo? Sulla comunicazione ma ci stiamo dando da fare anche su questo. Il primo e secondo piano ospiteranno l’esposizione permanente sul Novecento; il terzo piano ospiterà esposizioni temporanee, con 1.500 metri quadri di spazi liberi da pilastri. E noi abbiamo assoluta necessità di aprirci al territorio: ogni proposta sarà valutata attentamente nel rispetto di una doverosa programmazione di qualità. Con il museo, l’area retail, i nuovi percorsi pedonali, il rifacimento del cortile interno ci apriremo alla città puntando a divenire il distretto culturale e sociale che darà la scossa a Mestre».

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