Lampo di Magnaghi. L’Unione Venezia se la ride

Calcio LegaPro. A Mantova l’immediato riscatto dopo il mercoledì nero
mantova venezia esultanza gol magnaghi
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MANTOVA. Palla ben messa da Esposito, pronto servizio di Ghosheh al centro, gran sinistro di Magnaghi, al volo, con la difesa che ha qualche colpa e il centravanti che ha parecchio merito. Eccolo, il gol-partita, il trionfo della concretezza, l’unica vera palla gol pericolosa indirizzata verso la porta mantovana. Il Venezia vince la partita e questo non è poco. Se poi aspettate e cercate anche il rullo di tamburi che annuncia il grande spettacolo, beh, non è roba di questo, comunque gradevole, sabato mantovano. Poco spettacolo. Dal Canto gioca sull’anticipo, in sala stampa forse più che in campo: «Spiegatemi cosa intendete per calcio spettacolo» dice l’uomo di Castelfranco a chi gli fa notare che la partita non verrà tramandata ai posteri. Sicuramente il calcio spettacolo è un’altra cosa, non abita in Lega Pro, e non è certo il Venezia che deve inventarlo in questa arida categoria. Concretezza. Dunque il Venezia arriva a Mantova, fa quel che fa e torna a casa con tre punti: forse è il caso di intascare senza tanti fronzoli e magari pensare che verranno anche i momenti di calcio più spumeggiante. E che se il Venezia giocherà bene e prenderà un punto in una partita come questa, si alzerà il coro dei lamenti. Primo tempo brutto. Qualche smorfia, diciamo pure le “boccacce”, all’intervallo. Il primo tempo a dire la verità è un nulla calcistico che riporta al campionato scorso. Il Venezia è alla ricerca della formula migliore, dall’altra parte c’è un Mantova che di problemi ne ha di più, la classifica che lampeggia in rosso e la scure di tre punti di penalizzazione che dovrebbero arrivare a breve termine. Insomma biancorossi ancora sottozero, con una disposizione tattica che dovrebbe esaltare le fasi d’attacco e far tremare in difesa. L’attacco è modestino, da queste parti farebbero le capriole per avere ancora i vari Godeas, Poggi, o anche quel Serafini che gioca nella Pro Patria e che è passato alla storia per aver fatto, qui, proprio qui, tre gol a Buffon.

La difesa invece balla, soffre a tre quando Bellazzini cerca Magnaghi o se Raimondi gira intorno dalla trequarti. Segnali di vita. Detto che del primo tempo c’è pochissimo da raccontare (buono qualche corner del Venezia sul primo palo, ma non c’è Carcuro e il portiere arriva sempre), la partita regala segni di vita nel secondo tempo, con un Mantova inizialmente spavaldo - due iniziative di un buon Caridi - e Venezia che cambia qualcosa con l’ingresso di Raimondi. Strana situazione nei due attacchi: entrambi con un tridente, ma i biancorossi hanno due esterni talmente larghi al punto che Novothny resta isolato e inghiottito da Legati; dall’altra parte sono lo stesso in tre, ma a volte troppo vicini, non c’è gioco aperto sul lati (finché non entra Esposito) e non si vede un taglio, un pallone verticale in area. Magnaghi decisivo. A dieci minuti dal triplice fischio arriva il gol, ecco il lampo di spettacolo. E poi, in attesa della reazione mantovana che non arriva, è più il Venezia ad andar vicino al raddoppio, anche se la palla sembra pesante e Magnaghi produce due diagonali che non si alzano da terra, preda facile per un portiere che fa Festa solo di cognome. I migliori. Utile Raimondi, nelle indicazioni finali, fondamentale Esposito, che ha lo stesso passo di Scialpi, ritmo Uruguay anni Settanta, ma mette il pallone come nessuno. Per dire se il Venezia sia quello che oggi ci indica la classifica è presto, tanto presto, ma spendiamo una buona parola: rispondere con una vittoria a Mantova dopo la figuraccia a domicilio nel mercoledì reso nero dall’Alto Adige al Penzo, è segno che la squadra ha una certa sostanza. Insomma, risponde ai ruggiti dell’allenatore, non si piange addosso. Domenica prossima non sarà una gita al lago (di Como), ma non ci sarà paura di affondare.

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