L’Amelia vuole riaprire si fanno avanti tre cordate

La vedova di Dino Boscarato è tornata in possesso del marchio dello storico locale Il figlio Marco: «Pronti a cedere alla città il patrimonio di memorie, foto e quadri»

Un nuovo inizio? Sembrerebbe proprio di sì a sentire Marco Boscarato, figlio minore di Dino Boscarato che, con il ristorante “All’Amelia”, ha scritto pagine di storia di Mestre. Dopo una prima chiusura erano intervenuti alcuni imprenditori mestrini per cercare di risollevare le sorti del locale. L’avventura durò pochi anni per poi passare la mano alla gestione di Fabio Quadrelli, Peo, un notaio e un commercialista. Quella volta la nuova cordata ebbe ancora meno fortuna e, nonostante il rilancio con un nuovo marchio (“Siora Amelia”) pochi mesi sono bastati per chiudere definitivamente. Pagati gli stipendi e i debiti, ora la società ha dichiarato fallimento e i diritti sono tornati alla vedova di Boscarato. Marco ha pensato di prendere la situazione in mano e non buttare al vento una parte di storia importante: «Ho pensato di sollevare solo ora la questione perché è una fase abbastanza importante in cui si è tornati al punto di partenza e si potrebbe davvero poter partire con il piede giusto», spiega, «E anche perché la memoria di questo luogo continua ad essere viva nella città di Mestre».

Marco sa benissimo che alle spalle c’è un progetto importante e già tre cordate si sono fatte avanti per gestire il locale, di cui una in particolar modo interessata. «Ma ancora molto si può fare, perché molte di quelle memorie sono state conservate», continua Boscarato, «Prima di tutto tra la gente, ma anche da parte della nostra famiglia, che ha conservato foto, libri, litografie, racconti, quadri e memorie di un passato legato alla nostra città». Con questo materiale si potrebbe supportare una gestione seria che si prenda a cuore questo pezzo di storia mestrina e torni a farlo vivere. «Sono stati fatti degli errori imprenditoriali, come accade, dovuti anche ad un eccesso di entusiasmo ma oggi possiamo dire che chi ha sbagliato, ha anche pagato. E così è finita anche la breve avventura intermedia di chi, privo di professionalità specifica, ha comunque tentato un rilancio. Quello che posso dire è che il gruppo di professionisti ha sbagliato molto, ma altrettanto ci ha rimesso e si è dovuto confrontare con promesse non mantenute da alcuni soci».

Adesso per Marco è importante è trasformare gli errori in esperienza. Oggi Marco e Diego hanno una propria attività imprenditoriale, Mara, la vedova di Dino, continua la sua vita, ma tutti sono stati “feroci” nel mantenere alta una memoria e oggi la licenza e il marchio sono tornati disponibili dopo che il vincolo con la passata gestione a cui era stata affittata si è sciolto. «Certo, far ripartire l’attività dopo tante alterne vicende e molti mesi di chiusura non è facile, ma le potenzialità ci sono tutte», conclude Marco, «Ma la famiglia Boscarato, per supportare tutto questo, sarebbe anche disposta a cedere all’amministrazione veneziana o a una fondazione creata per questo, concordando le condizioni di gestione, l’importante patrimonio di memorie storiche: perché possa guardare al futuro, dopo essere stato prodotto con un grande cuore e conservato con altrettanta tenacia e determinazione. È per questo che mi auspico al più presto che il sindaco Brugnaro risponda al mio appello e mi incontri, anche per sottoporgli il progetto serio che abbiamo studiato». La storia dell’Amelia, insomma, non è ancora finita ma certamente ricomincerà da capo.

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