La tradizione per Alberto, Francesca e Lidia Dalla voga alla musica, fino all’arte del cucito

Alberto Olivi si è laureato in storia moderna mentre lavorava. È stato nella segreteria di redazione del Gazzettino, ai tempi del direttore Giorgio Lago. «Non come giornalista. Ed era un altro mondo. Ricordo che il giorno in cui ci fu il terremoto in Irpinia, mandammo un inviato. Considerato che non poteva tornare a casa e non c’erano bancomat, abbiamo fatto una raccolta di soldi tra tutti noi per consentirgli di partire. Lavorare in un giornale in quegli anni è stata un’esperienza forte: attentati, terrorismo, terremoti. Fatti che hanno segnato in maniera profonda la vita del Paese. Lo dico anche da studioso di Storia».
La laurea arriva quando lavora già da parecchi anni. E della storia Alberto è un grande appassionato. Anche perché la laurea non l’ha certo conseguita per insegnare. È solo una questione di passione. Come del resto lo è vogare. «Sembra una banalità dire che vogare è bello perché fai attività fisica all’aperto. In realtà è qualcosa di molto più profondo, è il legame con un ambiente unico, fragile e meraviglioso. Vogare in piedi non è solo spingere con il remo, è imparare a conoscere le correnti di cambiano di ora in ora, di giorno in giorno, di stagione in stagione. È capire come gira il vento, di come puoi sfruttarlo per fare meno fatica. Poi viene l’attività fisica. Il vogare alla veneta è soprattutto conoscenza della laguna».
GLI STUDENTI
Alberto Olivi è presidente della Remiera Serenissima e, Covid permettendo, per trasmettere questa “conoscenza” con la società che presiede, in estate ospita una sessantina di studenti di terza media che due volte la settimana, per alcuni mesi, escono in laguna a bordo di caorline. «Se, alla fine, di 60 continuano in due, sono già tanti», commenta sconsolato Alberto. —
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