La scommessa di "Crea" è vinta. A Venezia il suo cantiere va oltre la crisi

Pagati i debiti, il Centro Cantieristica minore alla Giudecca dà lavoro e assume. Gli allievi diventati maestri d’ascia e gli apprendisti “occupano” anche l’ex vetreria

VENEZIA. Un miracolo silenzioso. Con la città chiusa, l’economia in crisi, negozi e artigiani che si arrendono, il vecchio campione va in controtendenza. Assume apprendisti e rilancia la tradizione antica delle barche in legno. Gianfranco Vianello “Crea”, re del remo e mito della voga, è uno degli ultimi squerarioli veneziani. Nel suo cantiere della Giudecca costruisce gondole e barche di ogni tipo. Un’arte antica, che adesso si espande e cerca nuove forze. «Resistiamo, e possiamo anche assumere bravi ragazzi che hanno voglia di imparare il mestiere», dice.

La crisi del turismo è diventata un’opportunità. Qualche anno fa Crea aveva ceduto una parte del suo cantiere a una vetreria di Murano, per organizzare arrivi e visite di turisti desiderosi di conoscere da vicino le arti veneziane. Adesso da due anni la vetreria è vuota, i turisti non ci sono più. «Abbiamo ripreso quegli spazi», dice, «e abbiamo deciso di allargare l’attività del cantiere. Lo faccio per questi ragazzi, che se lo meritano». Gli spazi degli ex Cnomv alla Giudecca, i Cantieri navali che costruivano navi, erano degradati e abbandonati. Nel 1992 il primo atto della giunta Cacciari fu allora la concessione degli spazi a un gruppo di piccoli imprenditori, guidati proprio da Crea. «Avevamo 17 milioni di debiti per il mutuo, ma adesso ce l’abbiamo fatta e tra un anno il debito sarà estinto», dice Crea.



Con lui lavorano artigiani cresciuti negli anni. Come Silvia Scaramuzza, ex campionessa del remo, prima maestra d’ascia in un mondo monopolizzato dagli uomini. E poi Francesco Forte, Leo, l’argentino “Lalo”. Ci sono anche due bengalesi che lavorano lì da dieci anni e parlano il dialetto veneziano meglio dei giudecchini, due apprendisti. E il lavoro non manca. «Possiamo dire che questa è stata una scommessa vinta», dice Crea, che ha superato i settant’anni ma lavora sempre 12 ore al giorno sulle sue barche, «questo luogo abbandonato adesso è diventato un centro produttivo che ospita 12 aziende e dà lavoro. Ci sono i cantieri di Dino Tagliapietra e Roberto Dei Rossi, tappezzieri, falegnami, motoristi, fabbri. E una darsena che ospita le barche da diporto.

La scommessa vinta ha anche superato a pieni voti la prova del Covid. Il Consorzio della Giudecca è oggi una delle poche aziende che non ha licenziato nessuno. Anzi, cerca apprendisti.

Un esempio di resilienza, di come la tradizione possa creare nuovo lavoro. «I locali della vetreria erano fatti in stile ultramoderno, con aria condizionata, wi-fi, tecnologie all’avanguardia», sorride Crea, «adesso potremo lavorare in un cantiere moderno». Di aiuti e sovvenzioni non vuole nemmeno sentir parlare. «Li diano a quelli che non hanno lavoro, la nostra città è in ginocchio, bisogna ripartire. Noi non ne abbiamo bisogno, per fortuna lavoriamo. Certo se pensassero a degli sgravi il lavoro potrebbe anche aumentare. Non posso pagare a un operaio 1.200 euro e versarne 1.300 di contributi. Non ce la facciamo. Chiediamo solo questo».

Ma la soddisfazione è grande. Il Consorzio per la cantieristica minore ha appena sfornato nuove gondole per i traghetti, barche da lavoro, pupparini e sandoli. Nel 2016 aveva salvato la Regata Storica, riparando in tempo di record i gondolini danneggiati dai vandali alla vigilia della sfida.

01.08.2006.- GIANFRANCO VIANELLO "CREA" SUL CANTIERE DI UNA GONDOLA.- INTERPRESS/AGOSTINI -
01.08.2006.- GIANFRANCO VIANELLO "CREA" SUL CANTIERE DI UNA GONDOLA.- INTERPRESS/AGOSTINI -


Il cantiere di Crea aveva anche creato il bateon, le barche speciali per il trasporto delle merci quando ancora si parlava del progetto dell’Interscambio al Tronchetto.

Crea è un artigiano di eccellenza di altri tempi, ripreso dalle televisioni di mezzo mondo mentre trasforma un’asta di legno nella carena di una barca. O mentre insegna i trucchi del mestiere ai suoi giovani allievi. «Sono ragazzi d’oro, sono cresciuti qua, ho detto che la tradizione non può morire, la lascio in mano loro».

Famiglia storica di campioni del remo, Crea ha vinto tredici volte la Regata Storica. Sette volte consecutive con Palmiro Fongher, prestazione che gli è valsa il prestigioso riconoscimento del “re del remo”. Proviere fortissimo e dotato di grande tecnica, forte anche nelle regata a un remo di Murano, nelle sfide su gondole del Redentore, davanti al pubblico di casa. Pescatore seragiante, cioè con le reti dei bassi fondali, aveva cominciato la sua attività di squerariol nel cantiere ex Celli a Sant’Elena. Nei primi anni Novanta, il grande salto. Il nuovo centro della cantieristica minore alla Giudecca. «All’inizio è stata dura», racconta, «ma adesso ce l’abbiamo fatta. Al primo piano, tra foto d’epoca, trofei e bandiere, il ristorante veneziano gestito dalla moglie, che spesso ospita i vecchi campioni del remo. Una bella storia che continua. —

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