Investe un giovane disperato, si spara

Giuseppe Marino, 63 anni, positivo all’alcoltest non ha retto al rimorso Il volontario dell’Avid si è ucciso su una panchina in via Wolf Ferrari
Di Filippo De Gaspari

MIRANO. Provoca un grave incidente con il pulmino dell’associazione disabili e viene trovato positivo all’alcoltest, poi alla sera, assalito dal rimorso, decide di farla finita sparandosi un colpo in testa. Tragedia venerdì sera al quartiere Aldo Moro di Mirano. Giuseppe Marino, 63 anni, si è tolto la vita in strada, su una panchina di via Wolf Ferrari, a due passi da dove abitava. Erano circa le 22.15 quando l’uomo, ex carabiniere, poi guardia giurata, quindi instancabile volontario dell’associazione Avid “I Fiorellini”, si è seduto sulla panchina dei giardinetti a due passi da casa, nascosto dai cassonetti della raccolta differenziata e si è sparato un colpo alla tempia con la vecchia pistola d’ordinanza.

Viveva con la moglie in via Galuppi, a neppure cento metri dal luogo del suicidio. Nel pomeriggio, verso le 18.30, era stato protagonista di un brutto incidente stradale a Salzano, mentre guidava un mezzo dell’associazione di cui faceva parte, l’Avid “I Fiorellini” di Mirano, che si occupa di trasporto dei disabili. Marino aveva appena terminato il giro, lasciando a casa l’ultimo dei passeggeri e si apprestava a riportare la monovolume dell’associazione al deposito delle ex scuole di via Luneo.

Lo schianto si è verificato all’incrocio tra via Roma e via Circonvallazione a Salzano, coinvolgendo una moto. In sella un trentunenne di Mirano, M.B., disarcionato e finito a terra dopo uno scontro frontale con il mezzo dell’Avid. Subito soccorso, il centauro è stato trasportato in Rianimazione a Dolo con politraumi, in gravi condizioni: messo in coma farmacologico per alcune ore, è stato poi dichiarato fuori pericolo durante la notte, anche se rimane grave. Troppo tardi per farlo sapere al suo investitore: forse Marino pensava di averlo ridotto in fin di vita, o comunque di avergli fatto molto male. Tra l’altro, nei successivi accertamenti della polizia locale del Miranese nord, intervenuta sul posto per i rilievi, l’uomo era stato trovato positivo al pre-test alcolemico, con un tasso vicino ai 0,7 milligrammi per litro: oltre il limite di legge, anche se non di molto. Insostenibile, forse, per lui, dover giustificare una stupidaggine, per giunta commessa con il mezzo dell’associazione benefica di cui faceva parte. Ancor più difficile ammettere a se stesso di aver quasi ucciso una persona, per lui, descritto dagli amici come persona corretta ma orgogliosa, che del volontariato sociale aveva fato uno stile di vita.

Alla sera Giuseppe Marino, mentre era solo in casa, è uscito in strada, lasciando le luci accese, portafoglio e cellulare e si è seduto su una panchina dei giardinetti, all’angolo tra via Albinoni e via Wolf Ferrari, dove si è sparato un colpo alla tempia. Lo ha fatto in una zona buia e poco frequentata, nascosta dalla strada da una fila di cassonetti della raccolta differenziata. Lo hanno trovato poco dopo, ormai esanime, con la pistola, una Beretta 7.65 tra i piedi e il capo riverso all’indietro. L’arma era regolarmente detenuta. La notizia si è diffusa in fretta nel quartiere in festa per la sagra di San Leopoldo, iniziata proprio venerdì nella parrocchia di via Wolf Ferrari, poco distante dal quartiere dove viveva. L’equipaggio del Suem, chiamato da due donne del posto che tornavano proprio dalla festa parrocchiale, non ha potuto che constatare il decesso dell’uomo. Sul posto i carabinieri di Mirano e di Mestre e i vigili del fuoco, per pulire e sanificare il luogo della tragedia.

Le indagini sono proseguite fino a notte fonda, subito esclusa però qualsiasi ipotesi diversa da quella del suicidio.

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