In seicento per il fiume Radika

Macedoni di varie etnie dicono “no” al progetto di deviazione

Macedoni sfilano a Mestre per salvare il fiume Radika. Manifestazione organizzata contro la costruzione di due dighe in area Parco Mavrovo. All’incirca 600 macedoni di varie etnie, hanno sfilato in silenzio per le vie di Mestre fino al consolato macedone, in viale Ancona, per dire il loro no al progetto di deviazione del fiume Radika, nel territorio del Parco nazionale di Mavrovo.

Secondo i manifestanti, il governo macedone ha deciso di costruire due grandi dighe che «provocheranno la distruzione del raro ecosistema di questa zona, una delle ultime oasi selvatiche d'Europa, dove sono presenti animali in via d'estinzione come la lince Balcanica».

Con la realizzazione di queste due dighe che comporterà la deviazione del fiume Radika, la zona avrà ben quattro bacini idroelettrici nel raggio di 40 chilometri. Le nuove dighe tra le altre cose consentiranno una produzione di energia molto bassa, rispetto al valore dell’investimento.

Si tratta di soldi messi dalla Banca Mondiale che sta lavorando a questo progetto dal 2011. Ma poiché questa deviazione di acqua influisce anche sui fiumi dei paesi vicini, come l’Albania, il Kosovo e la Grecia, secondo le regole della Banca Mondiale, questi paesi dovrebbero esserne messi a conoscenza. Il progetto “Lukjova Field”, che non è stato ancora approvato dal governo macedone, ha incontrato difficoltà dovute a considerazioni ambientali e le obiezioni dei cittadini macedoni-albanesi, in quanto si prevede di essere costruito in un parco nazionale.

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