«Il Veneto non è terra di mafia». È bufera
«Chi dice che anche il Veneto, dopo Eraclea sia terra facile e di conquista per collusioni con la mafia deve ricredersi: non è assolutamente vero questo, anzi. Lo dicono i dati di ricerca, i report e le analisi nazionali che mostrano come il Veneto non sia quello che è accaduto a Eraclea. E questo è stato scoperto perché non c’è stta omertà».
A parlare è Mario Pozza, presidente di Unioncamere durante la presentazione del progetto “Libera - Cultura e Legalità nelle Scuole”. Presentazione avvenuta nella sede di Unioncamere Veneto a Marghera.
Si tratta dell’iniziativa che vede impegnati oltre alle Camere di Commercio del Veneto, anche l’associazione Libera, l’Ufficio Scolastico Regionale e il Commissario Straordinario alle bonifiche delle discariche abusive sul territorio.
«La situazione veneta è molto più positiva di quella che qualcuno vorrebbe far passare facilmente per canali comunicativi e “vendere” utilizzando bassi e facili stereotipi. La maggior parte delle imprese che dal 2013 al 2018 ha ottenuto il rating di legalità, ha sede nel nord-est (28,7%), seguite da quelle che risiedono nel nordovest (23,8%), al sud (22,6%), al centro (19,1%) e nelle isole (5,7%) sono dati che Pozza porta per rafforzare la sua convinzione che il Veneto non è terra di mafia. La regione più rappresentata è invece la Lombardia, dove risiedono il 15% delle imprese che hanno ottenuto il rating, seguita dall'Emilia Romagna (13%), dal Veneto (11,6%), dalla Puglia e dal Lazio (9%). Veneto terzo con il 11,6% con una Regione che solo nell'ultimo anno ha Investito 1,2 milioni di euro per difendere la legalità e con una Unioncamere che ne ha messi 2,5 milioni circa».
«In Veneto non possiamo parlare di mele marce sul territorio, altrimenti diventa una barzelletta parlare di questo. Occorre capire a livello sistemico come la criminalità organizzata è entrata nei nostri territori, anche applicando dei correttivi ai nostri strumenti cognitivi e culturali», ribadisce Roberto Tommasi referente per il Veneto di Libera. «Ben vengano questi accordi con la scuola e le Camere di Commercio con le quali facciamo convegni e seminari sull’etica d’impresa. È un percorso non facile, anche perché c’era un negazionismo sul fenomeno mafioso in Veneto. Ora questo percorso è necessario farlo perché non ha più senso parlare di mele marce. Questi percorsi culturali consentono di fare un passo più avanti, di capire cosa sta succedendo. Ad esempio a Vicenza si è stato scoperchiato il caso della mafia presente nella logistica. Delle imprese mafiose che non hanno vergogna di mostrasi pubblicamente in una realtà economica che conosciamo. Un fatto importante che ha consentito di scoprire una situazione di sfruttamento del lavoro nero nella logistica», continua Roberto Tommasi. «I processi che si sono aperti in questi giorni a Venezia testimoniano un fatto assodato; la mafia in Veneto è presente. Le varie organizzazioni sono arrivate e hanno creato dei piccoli fortini. Hanno scelto di partire da piccoli centri come Zimella nel Veronese oppure Eraclea e da lì si sono allargate a macchia d’olio». —
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