Il procuratore Tito a Portogruaro su Nordest e mafie

Dagli arresti di Bibione al maxi processo ai Casalesi di Eraclea si parlerà delle infiltrazioni della criminalità organizzata nei comuni del Veneto orientale 
Rosario Padovano

PORTOGRUARO

«Il Nordest è un terreno fertile per le mafie?». Domani alle 20.45 proveranno a rispondere a questa domanda il procuratore capo della Repubblica di Pordenone Raffaele Tito e la giornalista Luana De Francisco, cronista di giudiziaria del Messaggero veneto, collabora con Repubblica e il settimanale L’Espresso.

L’incontro aperto al pubblico verrà ospitato nella sala grande dell’oratorio San Pio X di via Spalti 17, in centro storico a Portogruaro. Un confronto di assoluto rilievo, un’occasione unica per affrontare temi di stretta attualità alla luce anche di quanto accaduto a Bibione lo scorso agosto, quando nove persone furono arrestate. Senza dimenticare che Portogruaro non dista molti chilometri da Eraclea, territorio dove i clan si erano infiltrati da almeno un decennio. Raffaele Tito già due anni fa venne in teatro Russolo a parlare di reati finanziari, in una città profondamente turbata dall’esplosione del caso Gaiatto.

Il convegno è organizzato dal presidio Siani di Libera a Portogruaro, e cade proprio nei giorni del trentesimo anniversario della nascita della Dia, la Fbi italiana voluta da Giovanni Falcone e in cui lavorano agenti di tutte le forze dell’ordine. Portogruaro è città antimafia. Qui ci si prepara al trentesimo anniversario della Strage di Capaci, ricordando che pochi mesi dopo al vecchio teatro Silvio Pellico, oggi sostituito dal Russolo venne a parlare di mafia Antonino Caponnetto, il capo del pool antimafia. Quel periodo sembra superato ma ci sono ancora troppe zone d’ombra nelle quali può insediarsi la criminalità, operando e trovando terreno fertile anche e soprattutto in questo territorio. —

Rosario Padovano

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