Il giudice riapre le indagini sul caso Rizzetto

PORTOGRUARO
È clamoroso quanto è stato deciso dal giudice per le indagini preliminari (Gip) della Procura di Pordenone, Eugenio Pergola.
Le indagini sul caso della morte dell’automobilista Marco Rizzetto, deceduto in uno scontro frontale all’età di appena 23 anni il 2 maggio 2014 all’East Gate Park di Portogruaro, sono state infatti clamorosamente riaperte e il fascicolo inviato ai sostituti procuratori in servizio alla Procura di Pordenone, che è competente per territorio.
Il padre della vittima, Giorgio Rizzetto, ormai non ci sperava più dopo la lunga sfilza di archiviazioni chieste e ottenute dalla Procura di Pordenone. Al punto che il 12 giugno, all’udienza per discutere dell’ennesima opposizione alla richiesta di archiviare anche l’ultimo esposto ancora in piedi – quello in cui il legale della famiglia Matteo Liut chiedeva di disporre una serie di indagini specifiche per fare finalmente piena luce sul tragico incidente – i genitori della vittima e lo stesso legale non si erano neppure presentati, avvisando della loro scelta con un’amara lettera da loro stessi inviata al magistrato.
Ora il giudice delle indagini preliminari Eugenio Pergole, cioè il magistrato che vigila dulla prima fase predibattimentale di ogni inchiesta, Peha invece dato seguito all’accorata richiesta dei congiunti del 23enne di Portovecchio rimasto vittima di un assurdo incidente stradale la sera del 2 maggio 2014.
Un incidente su cui, a più di quattro anni di distanza, incombono ancora numerosi misteri e inquietanti punti di domanda, a cominciare dall’incomprensibile manovra della automobilista che ha speronato a tutta velocità la macchina del giovane, saltando tutti gli stop e arrivando come un razzo sulla fiancata dell’auto del povero ragazzo, uccidendolo.
In quella vettura che non aveva minimamente rispettato i segnali stradali c’era una coppia di vecchi amici, residenti a Ronchis, Rosanna Tabino e l’ex consigliere comunale di Dabiele Colautto, sulla cui condotta dopo l’evento gli stessi carabinieri hanno evidenziato alcune riserve. Entrambi non hanno dato l’allarme al 118, avvertito in ritardo. Lui, poi, è scappato.
«Nel tentativo e nella speranza di trovare finalmente una risposta esaustiva alla vera dinamica e alle responsabilità di chi in un modo o nell’altro ha determinato la morte di nostro figlio, si chiede di voler riaprire il fascicolo d’indagine su quanto avvenuto quella sera» scrivevano nella loro denuncia contro ignoti i familiari della vittima i quali, attraverso il consulente personale Diego Tiso di Studio 3A, che collabora fattivamente con l’avvocato Matteo Liut. Ed è appunto quello che il Gip Pergola ha fatto. Con motivazioni che per ora sono secretate da molti omissis, a scioglimento della riserva formulata in udienza, il Gip con un’ordinanza datata 22 giugno ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dal sostituto procuratore titolare del fascicolo, Monica Carraturo, e ordinato che “vengano effettuate le suddette indagini entro il termine di mesi quattro”, restituendo gli atti al Pm. —
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