Il dramma del venditore ambulante di dolci: «Non lavoro da più di un anno»

Luca Di Grazia, di Annone Veneto, ha uno stand di dolciumi: riaprite le sagre in sicurezza 

ANNONE VENETO Luca Di Grazia è un venditore ambulante annonese: è uno dei 400 mila venditori ambulanti italiani che causa Covid19 non lavora da un anno.

«L’ultima volta che ho aperto il mio banco è stato il 6 gennaio 2020 al centro commerciale di Fiume Veneto», racconta Di Grazia. «Poi con l’arrivo del coronavirus per noi ambulanti e per tutti i fornitori che stanno dietro al mondo delle fiere e delle sagre il mondo si è fermato. Ma i conti da pagare sono arrivati comunque sempre puntuali». E i ristori? «Io ho ricevuto 600 euro a marzo e 600 euro ad aprile. I 1.200 euro di maggio non li ho visti. E nei ristori annunciati recentemente non c’è nulla per la mia categoria. Gli unici a riceverli sono stati gli organizzatori delle fiere ma nessuno di quelli che ci lavora dentro, quelli che la fiera la fanno concretamente».

Luca è uno degli ultimi venditori ambulanti di dolci rimasti nel Veneto Orientale, il suo marchio è molto noto. La sua ditta il Re della mandorla è giunta con lui alla quinta generazione.

«La Regione aveva autorizzato le sagre nell’estate 2020 ma gli organizzatori degli eventi paesani sono tutti volontari, spesso in là con gli anni e nessuno ha voluto prendersi la responsabilità anche per la troppa burocrazia necessaria», spiega Di Grazia, «In agosto ho partecipato alla fiera di Concordia, l’unico evento che non è stato cancellato, ma è andato malissimo. Ci troviamo in una zona di confine: se blocchi il movimento tra Regioni togli metà delle persone in circolazione».

Di Grazia ha comunque cercato di ingegnarsi e ha effettuato per alcuni periodi la consegna a domicilio di dolci e caramelle anche a prezzi speciali. «Tutti palliativi», afferma con amarezza. «Il mio è un settore che vive dell’atmosfera della sagra, della fiera e del divertimento. Dall’altra parte ho vissuto lo stop anche dell’altro settore di cui mi occupo, ovvero quello dei confetti. Tutti i matrimoni sono stati cancellati e tantissimi battesimi, comunioni e feste in generale sono state posticipate a tempi migliori o organizzate a porte quasi chiuse eliminando la festa».

Il 2021 non è partito meglio del 2020: già iniziano a pervenire le cancellazioni dei primi eventi tradizionalmente programmati nei primi mesi dell’anno. All’orizzonte non ci sono ristori ma in ogni caso per lui non sono la soluzione. «Lasciano il tempo che trovano», aggiunge, «Se mi dai 600 euro di ristoro e poi l’Inps me ne chiede 900 per poter continuare a lavorare in futuro, quando ne avrò nuovamente la possibilità, è chiaro che comunque non ci sto dentro. Secondo me dobbiamo cominciare a riorganizzare gli eventi in sicurezza: io gente in giro senza mascherina francamente non ne vedo, anzi mi pare che tutti rispettino la distanza. Nessuno vuole ammalarsi. Dall’altra parte la solitudine crea problemi a livello psicologico e sociale. Io dico: torniamo a riorganizzare in sicurezza le fiere e le sagre mettendo delle regole precise da rispettare come si fa già per i mercati paesani». —



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