«Il commercialista va sospeso» Il Tribunale accoglie l’appello

VENEZIA. Per i giudici del Tribunale del riesame il commercialista veneziano Renzo Menegazzi, che siede nel Consiglio del suo Ordine, andava sospeso dalla professione. Il presidente Lucia Bartolini e i due giudici a latere hanno accolto ieri l’appello dei pubblici ministeri Carlotta Franceschetti e Walter Ignazitto, nonostante i difensori del professionista, gli avvocati Daniele Grasso e Federica Bertocco, si siano battuti perché l’appello venisse respinto.
il professionista veneziano è libero e non è indagato per reati legati al traffico di droga come tutti gli altri finiti in manette il 19 dicembre scorso, bensì per essersi intestato una società proprietaria di beni (due appartamenti a Campalto e la concessione di un terreno a Cavallino) che in realtà sarebbero di Massimo Dabalà, ritenuto dagli investigatori dell'Arma colui che acquisiva dall'estero o dal trevigiano Mariano Bonato la cocaina per poi passarla agli spacciatori che la piazzavano a Venezia, Mestre, Chioggia e Cavallino. I due rappresentanti della Procura che hanno coordinato le indagini avevano chiesto al magistrato, che ha poi firmato le ordinanze cautelari, un provvedimento di sospensione dalla professione di commercialista per Menegazzi, ma il giudice Alberto Scaramuzza ha respinto la loro richiesta. Il commercialista «si è prestato a coadiuvare Dabalà in tutti gli investimenti realizzati», essendo amministratore unico della «Signe srl», società proprietaria dei beni del pregiudicato, scrive il magistrato, ma nell'ordinanza aggiunge che «occorre approfondire se abbia agito con dolo previsto dalla norma, esorbitando dal suo mandato professionale» e ricordando che Menegazzi non è indagato per traffico di sostanze stupefacenti. Così non ha concesso il provvedimento ma i due pubblici ministeri sono tornati alla carica e hanno presentato la richiesta ai giudici del Tribunale.
Ieri, i due difensori del professionista indagato hanno sostenuto che non ci sarebbe stata alcuna intestazione fittizia, che Menegazzi aveva acquistato gli immobili con il suo denaro per investirlo. Adesso sarà necessario attendere alcuni giorni per conoscere le motivazioni che hanno spinto i tre giudici veneziani ad accogliere le tesi della Procura. Comunque, sicuramente gli avvocati Grasso e Bertocco impugneranno davanti alla Corte di cassazione l’ordinanza del Tribunale lagunare per bloccare l’emissione del provvedimento. I pubblici ministeri, così, dovranno attendere la decisione dei magistrati romani: se confermerà quella dei giudici veneziani i rappresentanti del’accusa potranno chiedere e ottenere l’interdizione della professione di Menegazzi, altrimenti non se ne farà nulla.
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