Il bacio con la mascherina. La gioia di Irene e Georges: «Un Sì indimenticabile»

Lei imprenditrice, lui artista: si sono sposati a Venezia dopo un fidanzamento di un anno «All’inizio ero depressa per la situazione, invece è stato tutto così bello e romantico»
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 23.04.2020.- Coppia di sposi, con mascherina, sul balcone del comune di Venezia, Palazzo Cavalli.
Interpress\M.Tagliapietra Venezia 23.04.2020.- Coppia di sposi, con mascherina, sul balcone del comune di Venezia, Palazzo Cavalli.

VENEZIA. «Nel tragitto dal palazzo del Comune fino a San Polo, dove abitiamo, ci sono state signore che ci hanno fatto i complimenti e gli auguri. Ed è stato romantico alla fine: sul ponte di Rialto ci siamo sorretti e anche il bacio con guanti e mascherine ha reso indimenticabile questo giorno». Irene Pizzoccaro, 39 anni di origine milanese, e Georges Magalios, 52 anni, canadese di origine greca, che viveva in Florida, hanno scelto Venezia per sposarsi, in piena emergenza Coronavirus. Giovedì il sì davanti all’ufficiale di stato civile comunale, Sandra Enzo, solo alla presenza dei testimoni Alessandra D’Agnolo e Carlo Vitulo. Un anno fa l’incontro proprio a Venezia. «Ora abbiamo scelto di vivere in questa città che è stupenda e che anche in questo periodo difficile garantisce ai residenti una vita più facile che altrove», ci racconta la sposa, ancora emozionata. Lei vicepresidente della Guda Spa, la azienda farmaceutica di famiglia. Lui fondatore dei Magalios studios e di società del digitale, artista visivo multidisciplinare con tante passioni nell’arte performativa.

Le cose non sono andate, va detto, come avevano programmato. «Avevamo deciso di sposarci prima in Comune a fine marzo e poi il 25 aprile nella chiesa di San Giorgio dei Greci invitando le famiglie a conoscersi qui a Venezia», ci racconta Irene. Ma, a causa dell’emergenza sanitaria, l’appuntamento con l’ufficiale giudiziario è stato rimandato più volte con tanti intoppi, come il ricovero dei genitori, causa Covid-19, di uno dei testimoni. Finalmente giovedì scorso la coppia ha potuto sposarsi a Palazzo Cavalli.

«Avevamo solo i testimoni con noi. Le regole sono rigide, giustamente ed erano obbligatori guanti e mascherina. All’inizio mi ero depressa per la situazione, così surreale. Ma alla fine è stato bellissimo e romantico: siamo riusciti ad ordinare la torta nuziale da RosaSalva e il pranzo all’Anice Stellato e abbiamo fatto il brindisi in altana, a distanza. Poi le telefonate con i parenti. Ci siamo fatti spedire le fedi da Milano, nell’impossibilità di andarle a prendere. Abbiamo tanti da ringraziare: il funzionario della Prefettura che ci ha permesso di portare, di corsa, il nullaosta dell’ambasciata canadese, altrimenti non ci saremmo potuti sposare. E l’ufficiale di stato civile è stata carinissima», spiega Irene, che ammette, all’inizio temeva che in questa emergenza la festa d’amore si sarebbe rivelata solo una formalità burocratica, complicata da mascherine e guanti. Ma Venezia ha regalato loro la sua incredibile bellezza senza tempo.

Georges sorride. «Sposarci in una Venezia così bella, senza turisti e senza stress, con il Canal Grande completamente vuoto è un sogno, concesso a pochi. Amo vivere qui: uscire a comperare il pane e i giornali locali».

La grande festa di nozze è solo rinviata. Appena possibile, le famiglie degli sposi arriveranno a Venezia per il matrimonio religioso con rito ortodosso e poi la coppia partirà in luna di miele tra Firenze e la Grecia. «Stare a Venezia, in una città così piena di bellezza e ospitale, è già luna di miele. Questa è la città dove vogliamo vivere, assieme, mantenendo le nostre attività grazie allo smart working. Si può fare». —

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