Gli ambulatori chiusi due giorni Ma gli anziani sorridono al vaccino

I medici di base stanno andando a trovare i fragili e gli allettati per somministrare la profilassi. Il record di Angelino, 107 anni di Mira: «Finalmente siete arrivati» 

IL RACCONTO



Quando il dottore entra nel salotto, Egidio vuole alzarsi a tutti i costi dalla poltrona. Non sente ragioni, perché l’educazione non si piega nemmeno al peso degli anni. Seduto sulla poltrona accanto c’è il fratello Angelo, 91 anni: è lui il “paziente” di oggi, il vaccinando. Sorride, lo racconta lo sguardo. Sono da poco passate le 10 quando Jacopo Scaggiante - medico di famiglia di appena 29 anni, che appartiene alla medicina di gruppo della Gazzera il 26 febbraio 2020 - inizia il suo giro di vaccinazioni domiciliari. «Ho ritirato le otto siringhe con i vaccini Pfizer e il kit per l’emergenza: adrenalina, betametasone, clorfenamina e salbuatmolo» dice, nel primo mattino, sventolando i due sacchetti pieni, uscito dal distretto di Marghera. È un viavai di medici.

C’è Alessio Munari, del centro La salute, in via Canal. «Dieci vaccini in una mattinata» spiega, dirigendosi verso l’auto. Pochi metri più in là il collega gira la chiave nello scooter: «Ne ho quindici e sono molto arrabbiato. Non è questo il modo di organizzare le cose». Da una parte ci sono gli accordi sindacali, i ritardi lamentati dai medici nel confezionamento delle siringhe, con appuntamenti slittati di oltre un’ora. Dall’altra ci sono le borse frigo per il mare utilizzate per ospitare i sacchetti refrigerati con all'interno le siringhe.

C’è lo sguardo di Angelo che, nel salotto della sua casa alla Gazzera, osserva quel ragazzone anagraficamente così distante da lui, ma che gli ha regalato un altro pezzo di vita. «Già fatto? Come nella pubblicità» la sorpresa dell’anziano. «Visto? Tanta confusione e poi dura un attimo» gli risponde il dottor Scaggiante. E la gioia per la vaccinazione si aggiunge alla gioia di ricevere la visita di due belle dottoresse, Roberta Redelotti e una collega, per nonno Angelino, di Mira. Centosette anni e una voglia di vivere che non passa. «Quando ha visto le due dottoresse era veramente entusiasta» spiega, ridendo, Stefano Rigo di Fimmg. «Non ci aspettavamo una risposta così bella da parte delle persone. Siamo veramente felici».

Del resto, l’adesione è stata massiccia, con il coinvolgimento di quasi 350 medici di famiglia su 380, che hanno chiuso i loro ambulatori, venendo sostituiti dalle guardie mediche. Certo qualcuno, non sapendolo, si è comunque presentato negli studi medici: «E ora come faccio? La moglie ha bisogno delle medicine» spiega un anziano. E oggi sarà lo stesso, per completare le 3.551 vaccinazioni in programma e completare così la platea degli ultra ottantenni. A Sant’Erasmo scenderà in campo persino don Mario Sgorlon: «Ci porterà in giro per le case delle persone da vaccinare» conferma la dottoressa Laura Baita, reduce da una giornata di “punture” a Burano, insieme alla collega Chiara Salvadori. «È stata una giornata faticosa, ma bella. Abbiamo percorso l’isola a piedi per vaccinare 12 persone. Ne è valsa la pena. Tornare nelle case dei nostri assistiti, come facevamo fino a un anno fa, è stato emozionante. Una signora mi ha detto: “Finalmente ci rivediamo”. È proprio così: finalmente. Mi è mancato tutto questo».

Le due dottoresse hanno ritirato le fiale al Lido, aprendole una volta arrivate a Burano, un’ora e mezza dopo. Solo allora scattavano le sei ore entro cui consumare le dosi, che per loro erano di Moderna. «Abbiamo vaccinato anche una ragazza disabile. La mamma ha detto che era l’unica cosa da fare, non avrebbe mai potuto raggiungere un centro vaccinale». —

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