Frode delle vetrerie di Murano, via libera al patteggiamento

MURANO. Pagano il debito con l’Agenzia delle Entrate e patteggiano tre dei titolari delle vetrerie di Murano finite nella maxi operazione “Vetro Nero” e il cambiavalute che consentiva l’incasso del “nero”.
Sono tutte pene inferiori all’anno di reclusione quelle concordate tra il sostituto procuratore Stefano Buccini, titolare dell’inchiesta che lo scorso anno aveva fatto tremare l’isola, e i difensori degli imputati, su cui mattina il giudice per l’udienza preliminare Andrea Battistuzzi ha dato il proprio consenso.
Dieci mesi - è la pena maggiore - per Claudio Pellarin, titolare della ditta Venexto, operatore turistico e cambiavalute: era lui, secondo quanto ricostruito nell’inchiesta della Guardia di Finanza, l’intestatario di dieci apparecchi Pos che venivano utilizzati dalle vetrerie compiacenti per incassare i soldi delle vendite in “nero” fatte soprattutto a turisti stranieri estasiati di fronte alle opere d’arte dei maestri vetrai.
Le Fiamme Gialle avevano verificato come ogni mattina Pellarin andasse in banca per prelevare l’importo corrispondente al totale degli incassi fatti dalle vetrerie il giorno precedente. I soldi venivano quindi restituiti alle vetrerie, con una trattenuta del 5% fatta da Pellarin per il servizio.
Tra i vetrai che hanno patteggiato ieri ci sono Michele Zampedri (Vetreria Artistica Vivarini) e Umberto Cenedese (Cam Vetri d’Arte) - per entrambi la pena concordata è stata di 6 mesi di reclusione - mentre per Nicola Foccardi (Linea Murano Art) l’accordo tra Procura e difensori è stato a 4 mesi e 20 giorni.
Disposto anche il dissequestro delle somme su cui erano stati messi i sigilli a suo tempo. Sul calcolo della pena hanno inciso la riduzione prevista dal rito scelto e quella per l’avvenuto pagamento del debito tributario.
I quattro imputati infatti hanno potuto patteggiare solo dopo aver saldato i conti con l’Erario: circa 260 mila euro il debito tributario di Pellarin, 130 mila di Foccardi, 125 mila di Zampedi e 65 mila di Cenedese. Fatta la somma, si tratta di circa 580 mila euro.
L’Agenzia delle Entrate ha stimato di recuperare circa 2,5 milioni di euro dal pagamento delle somme da parte degli indagati nell’operazione “Vetro Nero”. Il resto del “tesoretto” è in corso di versamento: c’è chi non ha ancora finito di pagare e proprio per questo il giudice Battistuzzi ha rinviato l’udienza al 7 ottobre per queste posizioni, tutte orientate al patteggiamento. Si tratta di Massimiliano Schiavon (Schiavon Massimiliano Art Team), Giorgia Schiavon (Vetreria Artistica Reno Schiavon), Carlo Masotti (Vetreria Murano Arte), Roberto Aseo (Cam Vetri d’Arte), Elisabetta Bianchini e Leone Panisson (entrambi di Bisanzio Gallery). Per tutti l’accusa è di dichiarazione fraudolenta in concorso.
Il pubblico ministero ha contestato ai legali rappresentanti delle otto vetrerie un’evasione dell’Ires per 5,4 milioni di euro tra il 2013 e il febbraio 2018 e profitti illeciti per il solo Pellarin per 1,390 milioni di euro che non erano stati dichiarati.
L’indagine sulle vetrerie aveva permesso di aprire uno squarcio su un fenomeno tipicamente veneziano, ossia quello degli “intromettitori” che indirizzavano i turisti verso una vetreria piuttosto che verso un’altra, ottenendo in cambio percentuali che gli inquirenti hanno calcolato attorno al 20%. “Intromettitori” che sarebbero stati pagati con il “nero” dalle vetrerie.
La dichiarazione infedele, tuttavia, diventa penale qualora venga superata la soglia di 150mila euro di imposta evasa (corrispondente a un pagamento di circa 400mila euro ad un’unica persona in uno stesso periodo). In caso contrario, si tratta di una violazione tributaria contestata dall’Agenzia delle Entrate. —
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