Famiglie arcobaleno in maglia viola
Cecilia e Federica sono arrivate da Roma insieme ai loro tre figli, Arianna di 10 anni e i due piccoli di qualche mese, Emma e Valerio. Sono una delle tante famiglie arcobaleno, riconoscibili dalla maglietta viola, venute a Venezia per dimostrare come si può essere una famiglia a tutti gli effetti. Arianna è nata da una precedente relazione etero avuta da Cecilia, ma si trova completamente a suo agio: «L'importante è aver i genitori - dice, insieme ad altre amiche figlie di coppie omosessuali - poi che siano due mamme, due papà o una mamma e un papà poco importa. A volte in classe usano la parola gay come parola negativa, ma si vede che non sanno cosa dicono». La famiglia in viola, con la scritta sulla maglietta «È l'amore che crea una famiglia», si sposta un paio di volte all'anno per partecipare tutti insieme e metterci la faccia: «La società si dimostra più aperta quando ti conosce - spiegano le due mamme - perché alla fine facciamo le stesse cose di tutti quanti e abbiamo problemi, gioie e preoccupazioni di tutti i genitori». Tra i manifestanti hanno trovato spazio anche due associazioni che rappresentano una fascia di omosessuali di cui non si parla ancora molto. Sono gli omosessuali sordi e i genitori che si sono scoperti omosessuali dopo un rapporto di coppia da cui sono nati dei figli. I primi sono spesso vittime di due tipi di pregiudizi, quello sui gay e quello sulla sordità. «È la prima volta che scendiamo in piazza - ha detto Alessandro, l'unico del gruppo che sa parlare oltre a comunicare nella lingua dei segni - e vogliamo dire a chi è gay e sordo che non è solo e che bisogna avere il coraggio di rompere i pregiudizi. Inoltre noi siamo qui perché è importante fare informazione anche con la lingua dei segni». Stefano Castagna è invece il portavoce del Nordest della Rete Genitori Rainbow: «L'obiettivo della manifestazione è mostrare alla gente che siamo tutti uguali e che noi siamo persone normali. Ci sono ancora troppe persone che vivono la loro omosessualità nascoste e in Europa siamo il fanalino di coda per quanto riguarda i diritti. Noi andiamo nelle scuole a parlare della nostra esperienza, ma c'è bisogno di leggi, prima quella contro l'omofobia e poi quella che conceda di sposarsi».
Vera Mantengoli
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