Ex Italflex, salvi 23 posti metà lavoratori riassunti

Pianiga. La ditta di materassi e reti per letti ha venduto un ramo d’azienda per salvaguardare al massimo i dipendenti. Entro domani la firma in tribunale
Di Alessandro Abbadir
20140104 - PIANGA (VE) - CLJ - VEDUTE DELLA DITTA ITALFLEX. Alvise Busetto/Foto Pòrcile
20140104 - PIANGA (VE) - CLJ - VEDUTE DELLA DITTA ITALFLEX. Alvise Busetto/Foto Pòrcile

PIANIGA. I posti di lavoro dell’ex Italflex di Pianiga, salvi a metà con un affitto di un ramo d’azienda. Questa la soluzione a cui si è giunti e alla quale entro domani il giudice del Tribunale di Venezia darà il suo benestare, salvo colpi di scena clamorosi. Al salvataggio dei posti di lavoro dell’ex azienda di Pianiga leader a livello nazionale nel campo della produzione di materassi, si è arrivati dopo una fitta trattativa fra sindacato(Fim- Cisl ), società interessata all’affitto del ramo d’impresa, e curatore fallimentare nominato dal Tribunale di Venezia. Su 42 lavoratori che erano destinati alla mobilità la nuova società ne dovrebbe assumere 23. Da parte dell’ex proprietà vista la delicatezza della fase ci sono bocche cucite, ma si fa sapere comunque che la proposta è di una azienda già esperta nel settore. Una proposta che non è arrivata insomma da un operatore improvvisato, ma da un soggetto con tutte le carte in regola, pronto a far ripartire un’attività che ha portato il nome di Pianiga e della produzione di materassi ai livelli più alti nel mondo. La storica fabbrica che produceva reti metalliche per letti, materassi e cuscini è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Venezia lo scorso 24 dicembre. Era stata fondata da Giovanni Maretto nel 1971, e dopo la sua morte nel 1996, è stata gestita dalla figlia Antonella e da altri due fratelli. L’azienda aveva raggiunto traguardi importanti e nel comparto materassi e reti metalliche per i letti, è fra le aziende leader a livello nazionale ed estero. I titolari quando si sono resi conto che erano in difficoltà hanno avviato una trattativa con i sindacati per preservare i posti di lavoro. Da marzo dello scorso anno è partita così una cassa integrazione a rotazione fino a dicembre 2013. Poi la situazione è precipitata ed è arrivato il fallimento. La società però aveva fatto capire che non tutto era finito: «Non si tratta nonostante sia un fallimento», aveva detto Antonella Maretto, «di una società vuota. Abbiamo immobili e terreni di proprietà che potranno essere messi a disposizione. Siamo fiduciosi che dal fallimento qualche altra azienda possa comprare, garantendo così se possibile ai dipendenti, anche continuità occupazionale». L’offerta è arrivata ed è seria. Basta solo la firma domani del Tribunale e oltre la metà dei dipendenti potranno tirare almeno per il 2014 un sospiro di sollievo.

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