Evasione e riciclaggio promotore di Dolo a processo in ottobre

PADOVAÈ fissata per il prossimo 24 ottobre l’udienza preliminare davanti al gup, chiamato a decidere se spedire o meno a processo i 128 indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata “Tailor made”...
FERRO - FOTO PIRAN - PIOMBINO DESE - REC FOTO IHAB ABOUEL SEOUD
FERRO - FOTO PIRAN - PIOMBINO DESE - REC FOTO IHAB ABOUEL SEOUD

PADOVA

È fissata per il prossimo 24 ottobre l’udienza preliminare davanti al gup, chiamato a decidere se spedire o meno a processo i 128 indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata “Tailor made” sulla fabbrica delle fatture false. Udienza che si svolgerà nell’aula bunker della casa circondariale Due Palazzi di Padova. È stato il pubblico ministero Emma Ferrero a chiedere il giudizio, contestando i reati di associazione a delinquere a carattere transnazionale finalizzata alla commissione di una serie di reati tributari (dal riciclaggio all’autoriciclaggio, dalla dichiarazione fraudolenta dei redditi alla corruzione).

Tra i protagonisti dell’inchiesta Massimo Carraro, 55enne di Padova già titolare di una ditta di trasporti, e Salvatore Antonio Lazzarin, 66enne di Dolo, considerati i promotori dell’organizzazione con uffici a Padova in via Savello 120 e alcuni dipendenti. La struttura organizzativa avrebbe prodotto false fatture per operazioni inesistenti per un valore sui 150 milioni di euro, strumenti per garantire l’evasione fiscale alle imprese-clienti. Come operavano, almeno secondo le risultanze dell’indagine coordinata dalla Guardia di Finanza? Attraverso una rete di imprese con sedi sia in Italia che all’estero, alla guida delle quali erano stati nominati soci o amministratori di comodo, venivano accesi conti correnti in Slovacchia intestati ad altri indagati con il ruolo di prestanome ma sotto l’attento controllo di Carraro e Lazzarin. Sempre in capo a questi ultimi sarebbe stata l’organizzazione logistica delle società-cartiere, la redazione della documentazione per “giustificare” almeno sotto il profilo contabile le operazioni inesistenti e la ripartizione di gran parte degli utili. L’indagine aveva preso il via tenendo sotto controllo il comportamento di un sottufficiale delle Fiamme Gialle in servizio nella Compagnia di Mirano: era emerso che aveva incassato in due tranche 6 mila euro (e altri 4 mila gli erano stati promessi) da un imprenditore veneziano con l’accordo di Carraro e Lazzarin. L’obiettivo era addolcire una verifica fiscale ritenuta pericolosa. —

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia