Ecco l’alternativa al Mose il piano bocciato e corretto

Il progetto Arca presentato nuovamente al Provveditorato alle opere pubbliche Prevede un doppio sbarramento di navi porta e l’utilizzo di turbine a motore

VENEZIA. Rispunta il progetto Arca. L’alternativa al Mose, riveduta e corretta, è stata presentata al Provveditorato alle Opere pubbliche. Nell’epoca del «monopolio assoluto» e del regno di Mazzacurati, le proposte alternative o di modifica del Mose venivano subito cestinate. «Adesso speriamo che i tempi siano cambiati», sorride l’ingegnere Giampiero Ieno, «e che mi diano una risposta». Ieno, 70 anni, progettista che ha lavorato per anni alla Siemens, con studio al Cavallino, è l’autore del «Progetto Arca, Apparecchiature rimovibili contro l’acqua alta». Alternativa presentata in Comune e poi al governo. Prevede l’utilizzo di navi porta che potrebbero essere affondate in doppia fila alle tre bocche di porto nella stagione invernale. Doppio sbarramento che servirebbe anche da conca di navigazione per le navi. Una serie di turbine, azionate da motori Rolls Royce consentirebbe poi di svuotare la laguna in caso di necessità, mantenendo all’interno un livello di marea controllato.

Ma è ancora compatibile l’alternativa ideata da Ieno 14 anni più tardi, con i lavori del Mose, giunti ormai in dirittura di arrivo? «Ma certo», dice l’ingegnere, «e utilizzando le navi davanti ai cassoni del Mose si avrebbe un enorme risparmio. Il primo sbarramento nelle tre bocche di porto consterebbe circa 720 milioni di euro. «Quello che spenderemo per la manutenzione della paratoie in 9 anni», spiega l’ingegnere. Non solo. Il sistema con le navi affondate sarebbe «reversibile», come previsto dalla Legge Speciale. Si potrebbe utilizzare solo nella stagione invernale, utilizzando l’energia delle correnti marine (cosa che non succede con il Mose) e l’energìa solare.

Non è una boutade dei soliti inventori, precisa serio l’ingegnere Ieno. Il progetto Arca è stato infatti certificato da un pool di esperti di prima grandezza, tra cui gli scomparsi Maurizio De Santis (Opere marittime) e Paolo Pirazzoli (Cnr francese per l’eustatismo), e poi Giorgio La Valle per le strutture navali, Georg Umgiesser del Cnr per le misurazioni idrodinamiche, Filippo Valenti e la Siemens di Padova.

Un sistema «semplice ed economico», insiste Ieno. Che costerà in totale circa un miliardo e mezzo di euro. «Ma nei prossimi cento anni», scrive l’ingegnere, «farebbe risparmiare di sola manutenzione quasi sei miliardi. Soldi che potrebbero essere investiti per la manutenzione della città, trascurata in questi anni in favore della grande opera».

Il progetto Arca aggiornato al 2018 contiene anche, conclude il tecnico, «il rimedio al possibile aumento del livello del mare, stimato in almeno 48 centimetri per il prossimo secolo. «Con quella cifra la città di Venezia sarebbe costantemente allagata. Il Mose non potrebbe difenderla, se non al prezzo di far morire la laguna tenendo gli sbarramenti sempre chiusi. Le navi autoaffondanti, invece, potrebbero essere utilizzate anche parzialmente. Insieme alle turbine che manterrebbero in laguna un livello di mare sempre controllato». Ieno si dice fiducioso che le autorità «prendano stavolta in esame la sua idea».

Nel 2006 non era successo. Dopo la mostra dei progetti alternativi organizzata in Comune dall’amministrazione Cacciari (navi porta, paratoie a gravità degli ingegneri Di Tella, Vielmo e Sebastiani) le proposte erano state inviate al governo. Che però non le aveva mai prese in considerazione. Dando l’«avanti tutta» per la realizzazione del progetto Mose portato avanti dal Consorzio di Mazzacurati.

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