E così Noale finì in provincia di Padova

Errore imbarazzante nel programma per i 150 anni dell'Unità d'Italia
Il monumento a Pier Fortunato Calvi in piazza a Noale
Il monumento a Pier Fortunato Calvi in piazza a Noale
 NOALE.
Noale? E' in provincia di Padova. E' ciò che compare sul sito ufficiale delle celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia (www.italiaunita150.it) dove Noale viene citata per il monumento a Pier Fortunato Calvi, inserito nei «Luoghi della memoria» per il compleanno dell'Italia.
 E' uno dei simboli della città dei Tempesta ed è in buona compagnia, se è vero che da Roma hanno individuato ben 374 lughi simbolo. Per Venezia città e comune ce ne sono diversi, per la provincia solo Noale e San Donà con «III guerra d'indipendenza campagna giugno-agosto 1866». Peccato che Noale sia indicato come un paese del Padovano. In effetti Noale è stata sì in provincia di Padova ma a metà del 1800, quand'è passata in quella di Venezia subito dopo l'annessione al Regno d'Italia. Un errore imbarazzante. Tuttavia resta la soddisfazione nel vedere Noale inserita in una lista che comprende pure i monumenti nazionali a Giuseppe Garibaldi e Cavour di Roma, quello a Re Carlo Alberto nei giardini del Quirinale, la statua ad Alessandro Manzoni a Milano, la sede del primo Parlamento italiano (Palazzo Carignano) a Torino. Ma perché proprio il monumento a Pier Fortunato Calvi? Perché è stato uno dei patrioti dell'ottocento e uno dei martiri di Belfiore (Mantova) del 4 luglio 1855. Calvi nacque a Briana e frequentò il Collegio militare del genio di Vienna. A 19 anni diventò alfiere e, di seguito, capitano. Si dimise dall'esercito per abbracciare le idee risorgimentali di metà secolo e, inviato da Daniele Manin, andò in Cadore per organizzare la resistenza armata, in una zona molto sensibile al confine con l'Austria. Quando cadde Venezia e fu ripristinato il governo austriaco sul Lombardo-Veneto, Calvi fuggì in esilio prima in Grecia e poi a Torino. Fu arrestato con altri quattro compagni in un'osteria trentina e poi trasferito nel castello di San Giorgio di Mantova dove fu processato e poi impiccato. Sotto i portici di Palazzo della Loggia sono contenute le sue ceneri.  

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