Due piani su sei chiusi, niente Messa Le festività in carcere, ma senza contatti

Vera Mantengoli

Due Natali e due Pasque al chiuso, senza la possibilità di abbracciare i propri cari. Anche quest’anno il Natale in carcere sarà particolarmente triste. Al maschile di Santa Maria Maggiore, dove sono ristretti oltre 200 detenuti, sono ancora chiusi due piani su sei per Covid-19 e al femminile della Giudecca, che ospita una sessantina di donne, l’ingresso per i volontari è limitato ed è obbligatorio essere vaccinati. Al maschile salta così la tradizionale Messa di Natale con il patriarca Francesco Moraglia, rinviata provvisoriamente a data da definirsi, mentre al femminile per adesso è confermata il 5. «L’anno è stato particolarmente difficile» spiega Maria Voltolina, presidente dell’associazione di volontariato penitenziario Il Granello di Senape. «Al maschile, grazie anche a un finanziamento della Coop, abbiamo consegnato un sacchetto di golosità a ogni detenuto, ma non abbiamo potuto farlo di persona. Al femminile invece martedì scorso abbiamo potuto consegnare di persona del cioccolato, del caffè e un’agendina con una matita abbinata. In entrambe le carceri però è saltato il tradizionale pranzo perché non si può portare nulla dentro».

La cooperativa Rio Terà dei Pensieri ha invece fatto gli auguri alle detenute mercoledì, nell’Orto delle Meraviglie, all’aperto, con qualche volontario. «Alle donne abbiamo regalato una maglia calda e agli uomini dei dolcetti» racconta la presidente Vania Carlot. «Quest’anno abbiamo avuto tantissimi volontari nuovi, anche giovani, ed è un bellissimo segno. La decina di persone che lavora nei laboratori al maschile di serigrafia e PVC riciclato non si è mai fermata, mentre il laboratorio di cosmesi al femminile da due anni ha subito una battuta d’arresto».

Per chi volesse aiutare indirettamente è aperto comunque il negozietto ai Frari dove si vendono i prodotti realizzati in carcere. Il 31, per chiudere l’anno con un pensiero, l’associazione di volontariato Closer porterà un berretto di lana alle detenute per l’ora d’aria. «Abbiamo sempre cercato di riprendere le attività, ma è stato un anno difficile» spiega Giulia Gribaudi, socia fondatrice del gruppo. «Il prossimo anno vorremmo realizzare un podcast ispirandoci alle Conversazioni contadine di Danilo dolci, affrontando temi come il sesso, l’ambiente e altro». Insomma, tanto affetto ma contatti zero. Il cappellano del carcere don Antonio Biancotto ha incoraggiato i detenuti a non lasciarsi andare alla tristezza. «Ho portato la cioccolata calda e mostrato gli auguri in video del Patriarca» ha detto. «Ho ricordato che Gesù si è fatto povero proprio per stare vicino a chi soffre ed è per questo che il Natale non è la festa dei ricchi, ma la festa dei poveri e il momento per potersi avvicinare a Dio». —

Vera Mantengoli

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