Delitto Lucia Manca Ecco la prova che inchioda Dekleva

MESTRE. Eccco il biglietto autostradale che incastra Renzo Dekleva. Sul retro ci sono le impronte dell’indice della sua mano sinistra, rimaste impresse probabilmente per effetto del sudore. Sul fronte sono riportati l’orario d’ingresso in A4 a Marcon (1.34) e l’orario di uscita a Piovene Rocchette (2.27). E tutto sembra combaciare con i tempi di percorrenza e la velocità di guida, se si considera che il segnale del telefonino dell’uomo è stato agganciato da una cella di Rubano all’1.55.
Quella notte tra il 6 e il 7 luglio di un anno fa, l’informatore farmaceutico a bordo della sua Lancia Delta attraversò mezzo Veneto per disfarsi del corpo della moglie che aveva ucciso poche ore prima. Almeno secondo la ricostruzione della procura di Venezia che giovedì scorso ha notificato all’indagato l’avviso di chiusura dell’inchiesta, contestandogli i reati di omicidio volontario aggravato, soppressione di cadavere e falso ideologico in atto pubblico.
Questo biglietto autostradale è di capitale importanza: primo perché smentisce una volta in più la verità ufficiale dell’informatore farmaceutico che nella denuncia di scomparsa della consorte aveva dichiarato di essere rimasto a casa la notte tra il 6 e il 7 luglio; secondo perché “avvicina” Dekleva al luogo in cui, tre mesi dopo la scomparsa, è stato ritrovato il cadavere di Lucia Manca: il ponte di Sant’Agata a Cogollo del Cengio dista infatti meno di 4 chilometri dall’uscita di Piovene.
Fin qui i riscontri oggettivi, raccolti pazientemente dai carabinieri di Venezia, Mestre e Marcon e valutati dal pm Francesca Crupi. Ma sul punto c’è anche la testimonianza di Cristina, la 49enne trevigiana alla quale Dekleva aveva fatto credere di essere l’unica donna della sua vita ma che nei fatti era soltanto “l’altra donna”.
A lei Dekleva aveva confidato che la notte tra il 6 e il 7 luglio si allontanò da Marcon per recarsi nella casa di famiglia in Folgaria a recuperare la macchina fotografica con le foto del tradimento scoperte da Lucia. «Sono arrivato fino a San Sebastiano (una frazione di Folgaria, ndr), ma poi aprendo il cruscotto ho trovato la macchina fotografica e sono tornato a casa», aveva detto l’uomo.
Giorgio Barbieri
Nicola Endimioni
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