L’allarme dell’allevatore Favaretto: «Speculazione sul prezzo del latte. Così chiudiamo»
Nella sua azienda agricola di Mirano, Favaretto ha 140 vacche da latte: «Orizzonte buio, da 250 siamo rimasti in dieci: lavoro caro e pesante»

«Nella nostra zona una volta c’erano circa 250 allevamenti di vacche da latte. Adesso se ne sono presenti una decina è tanto. Nell’arco di vent’anni il settore è stato rivoluzionato». A parlare è Lorenzo Favaretto, allevatore di Mirano. La sua azienda agricola conta circa 400 animali, di cui 150 vacche da latte. Il suo latte viene conferito a una cooperativa ed è destinato alla produzione di grana padano.
È preoccupato per il futuro del settore latte?
«Certamente. Noi, come azienda, in questo momento non abbiamo il problema, perché conferiamo tutto il latte a una cooperativa e abbiamo il prezzo fermo fino al 31 dicembre. Ma la questione si porrà dal primo giorno del nuovo anno. Ci hanno già detto che all’orizzonte vedono tante nuvole e non sanno quanto ci pagheranno il latte. Ma sono a conoscenza di allevatori che vendono il latte alla grande industria e hanno già visto un ribasso del prezzo».
Cosa pensa di questo crollo del prezzo?
«Dicono che stia crollano perché c’è troppo latte a livello mondiale, ma in Italia non ce n’è troppo. Nel nostro Paese hanno chiuso tantissimi allevamenti. Mi sembra strano che fino ad agosto dicessero che mancavano milioni di ettolitri di latte e adesso ci siano. Come mai? Se di stalle ce ne sono sempre meno, da dove arriva tutto questo latte?».
Insomma, questa situazione non la convince affatto.
«Esatto. Fino ad agosto ci chiamavano per chiederci di cambiare ditta di conferimento per avere il latte. Com’è possibile che adesso ci sia tutto questo esubero di latte, tanto che il prezzo sta crollano? Dicono che ci sia tanto latte che arriva dall’estero. Ma pure questo non è vero. Hanno chiuso diverse stalle anche in Germania, in Francia e in tutta Europa, perché ovunque non c’è più ricambio generazionale. È come se fossimo di fronte a una speculazione voluta dall’alto, da qualcuno, per abbassare il prezzo».
A lei quanto pagano un litro di latte? E come fate fronte al rincaro dei costi di produzione?
«Finora ci hanno pagato, Iva compresa, 67 centesimi al litro. Ma sento anche di colleghi che prendono ancora di meno, anche 5 o 6 centesimi in meno. Sono prezzi che non sono sostenibili, per questo chiudono le stalle. Bisognerebbe andare almeno sopra i 70 centesimi. Il nostro è un lavoro duro. Le vacche vanno accudite. Bisogna essere presenti quasi 24 ore su 24. La domenica non si può pensare di chiudere e fare festa. Non troviamo operai e chi li trova deve pagarli bene, perché restino in azienda. I costi sono molto elevati, dalle materie prime alla manutenzione degli impianti. Tutto costa di più».
Se il prezzo del latte crollerà ancora, come andrete avanti?
«C’è un bel punto di domanda. Noi abbiamo fatto tanti investimenti sull’azienda che adesso è una bella realtà. Abbiamo diversificato, per avere due entrate differenti. Produciamo sia latte che carne. Quest’ultima la vendiamo direttamente alla ristorazione». —
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