Cona in fuga da Venezia: «Andiamo con Padova»

Il consiglio comunale avvia l’iter per il cambio di provincia dopo una petizione con 500 firme. Si annuncia un lungo iter che prevede referendum, voto in Regione e approvazione di una legge

Daniele Zennaro
Il municipio di Cona, il piccolo Comune vuole passare alla provincia di Padova
Il municipio di Cona, il piccolo Comune vuole passare alla provincia di Padova

Altro che la fusione con Cavarzere: il Comune di Cona vuole Padova, intesa come provincia. Una fuga dalla Città metropolitana di Venezia accusata di dimenticare troppo spesso le periferie del territorio.

Cona, con le sue 2.700 anime, è il Comune più piccolo della provincia ed è distantissimo da qualunque sede amministrativa provinciale.

L'ospedale hub di Mestre, da questo punto di vista, sembra lontano anni luce, tanto che i residenti hanno la facoltà di servirsi dell'ospedale di Piove di Sacco che, guarda caso, fa parte dell'Usl padovana.

E allora perché restare sotto la provincia di Venezia? Questo è quanto si sono chiesti i cittadini del piccolo comune retto dal leghista Alessandro Aggio, anche lui di origine padovana che, con una petizione di circa 500 firme, hanno portato la scelta in consiglio comunale venerdì sera.

Le forze di maggioranza e di minoranza, che avevano istituito sulla faccenda un tavolo di concertazione, hanno deciso di assecondare il pensiero dei cittadini votando favorevolmente l'avvio di un iter per il cambio della provincia. Un percorso che tuttavia non sarà così semplice e immediato.

«Il pensiero del consiglio comunale» dicono le forze politiche conensi «è il frutto del confronto della politica tutta cittadina sulla base della volontà espressa dai cittadini nell'interesse comune generale».

L'iter, come detto, non è brevissimo.

Dopo la richiesta del consiglio comunale, servirà un referendum tra le popolazioni interessate e l'approvazione tramite legge ordinaria dello Stato che dovrà comunque avere l'approvazione finale del consiglio regionale, come prevede l'articolo 132, comma 2, della Costituzione italiana, che vale naturalmente per quei territori di confine i cui interessi della popolazione guardano da un'altra parte.

Chiaro che anche i comuni limitrofi dovranno essere favorevoli al passaggio di provincia.

E già qui nasce il primo inghippo. Perché Cavarzere, sempre a guida Lega, con il sindaco Munari non ha visto di buon occhio la decisione dei suoi dirimpettai, con i quali, da tantissimo, si sta discutendo di una eventuale fusione. Fusione che, a questo punto, è più lontana che mai.

«Per fare il cambio di provincia» ha commentato Pierfrancesco Munari «si deve mettere in moto un iter che può durare almeno dieci anni, passando attraverso un referendum popolare e quindi trattando la fusione con un altro comune limitrofo del padovano che non è detto possa accettare la richiesta di Cona. Tutti ostacoli che possono far decadere il passaggio di provincia perdendo un sacco di tempo per nulla.

Da tempo noi sosteniamo la fusione tra i due Comuni e se questo progetto fosse stato accettato da Cona, potremmo incassare, dal 2027, due milioni l'anno per un totale di 30 milioni di euro. Cona fa sempre in tempo a ricredersi e io farò di tutto perché questo avvenga, per la salvezza dei nostri territori».

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