Commercialista a giudizio dopo interdizione di 2 mesi

Caso Dabalà. Renzo Menegazzi deve rispondere di fittizia intestazione di beni di un trafficante. Evitata l’udienza preliminare, a processo con rito immediato
Interpress/gf.tagliapietra. 20.12.2014.- Studio Meneguzzi a cannaregio 2255, corte Bragadin
Interpress/gf.tagliapietra. 20.12.2014.- Studio Meneguzzi a cannaregio 2255, corte Bragadin

Il commercialista veneziano Renzo Menegazzi verrà processato dai giudici del Tribunale collegiale il 24 marzo prossimo, il giorno nel quale prosegue, davanti agli stessi magistrati, anche il procedimento per una esteso traffico di cocaina dove sono imputati i trevigiani Mariano Bonato e la figlia Maria di Giavera del Montello, accusati di essere i fornitori di chili di droga proprio al veneziano Massimo Dabalà, che ha patteggiato già una pena di cinque anni di reclusione e colui a favore del quale il commercialista si sarebbe «prestato a coadiuvare in tutti gli investimenti da lui realizzati», essendo amministratore unico della «Signe srl», società proprietaria dei beni immobiliari e mobiliari del trafficante. Il pubblico ministero Carlotta Franceschetti, dopo aver ottenuto dalla Corte di cassazione l’interdizione dalla professione per due mesi di Menegazzi ha chiesto il suo rinvio a giudizio, ma i suoi difensori, gli avvocati Daniele Grasso e Federica Bertocco, hanno chiesto e ottenuto il rito immediato. Niente udienza preliminare, quindi, ma direttamente il processo davanti al Tribunale presieduto dal giudice Stefano Manduzio. Deve rispondere di intestazione fittizia di beni. Nella scorsa udienza Dabalà ha testimoniato in aula ed ha scagionato la famiglia Bonato, sostenendo che si trattava di amici e che la sua famiglia andavano spesso a Giavera per ritrovarsi e festeggiare e mai avrebbe acquistato cocaina dai Bonato.

Ieri, intanto, il giudice dell’udienza preliminare Massimo Vicinanza si è trovato di fronte altri cinque indagati della stessa indagine e tre di loro hanno già trovato l’accordo con la rappresentante dell’accusa per patteggiare la pena, sono l’ex dipendente dell’Agenzia delle Entrate Stefano Maria Polesello, l’ex presidente della Pro Loco di Cavallino Treporti Davide Vianello e il mestrino Stefano Padovan. Quest’ultimo era stato bloccato a Favaro con 60 grammi di cocaina, mentre Vianello era stato fermato alla frontiera di Trieste con nove chili di droga, che poi avrebbe dovuto passare a Dabalà. Mentre, sono stati rinviati a giudizio li marocchino Yousse Chahmi (28 anni) e El Qualihaj Ilamed, trentenne, sudanese residente a Mira. Si troveranno sullo stesso banco degli imputati Chiara Vaccher, la compagna di Dabalà, anch’essa rimasta coinvolta nell’inchiesta, che deve rispondere di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti il 28 aprile prossimo davanti al giudice monocratico.

Giorgio Cecchetti

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