Il collettivo Pandora “riapre” il Grand Central
Un centinaio di giovani ha inscenato una finta inaugurazione con taglio del nastro e parodia burlesca:«Ci hanno sfrattato per metterci il locale e ora torna un buco nero»

Un’inaugurazione al contrario, tutta in chiave ironica, con il cartonato delle autorità e una standing ovation dei traguardi non raggiunti dalla politica: così i ragazzi del laboratorio climatico Pandora lunedì primo dicembre sera hanno deciso di “festeggiare” satiricamente la definitiva chiusura del Gran Piave, il locale pubblico che in via Piave aveva ereditato l’esperienza del Grand Central.
Aperto dal 2019, il locale ha visto una prima gestione conclusa nel 2024, con l’abbandono della gestione di Massimo e Giovanni Dal Poz; una seconda gestione, iniziata a gennaio, era in capo a un gruppo di imprenditori bengalesi e anche questa si è arresa dopo appena nove mesi dal taglio del nastro.

L’inaugurazione burla
E’ proprio ricordando questi eventi che – circondati da quasi un centinaio di sostenitori e con tanto di tappeto rosso steso davanti all’ingresso – i giovani del collettivo mestrino hanno simbolicamente tagliato di nuovo il nastro di un locale completamente vuoto.

Emblematica la nuova ironica insegna, incisa su uno striscione: «Nuovo buco nero di Mestre». Per richiamare la presenza delle autorità, sono apparse le immagini cartonate del sindaco Luigi Brugnaro, dell’assessore Simone Venturini e del senatore Raffaele Speranzon, dietro alle quali i manifestanti hanno applaudito alla non-inaugurazione: «E’ un onore per noi ribadire che, anche questa volta, il Grand Central rimarrà di nuovo chiuso. E’ motivo di vanto per la nostra amministrazione poter condividere con voi i nostri successi, che non sono altro che la testimonianza effettiva di tutti i nostri sforzi fatti per dare vita e riqualificare quest’area che aveva provato ad offrire un’opportunità di cultura ma che era stata spazzata via per lasciare spazio ad attività che potessero migliorare il tessuto sociale, come il locale che vedete alle nostre spalle. Ah, no» hanno spiegato ironicamente i manifestanti, facendo riferimento allo sgombero subito proprio dal loro collettivo nel 2018, in un’azione pensata e voluta dall’amministrazione per permettere la nascita dei due futuri locali.
«Mestre, città per studenti facoltosi e turisti»
«La nostra ironia può far ridere, ma questo è un momento di grande tristezza e che lascia tutti noi con l’amaro in bocca» sono proseguiti poi gli interventi. «La politica vuole trasformare Mestre in una città per soli studenti facoltosi, per turisti, eliminando i servizi fondamentali, chiudendo gli ospedali, abolendo il verde pubblico, cancellando tutto quello che non permette a loro di poter guadagnare, tutto quello che non frutta soldi. E’ una città che vuole investire nel privato e che le scelte le prende valutando cosa possa far guadagnare di più. Non sarebbe strano che ci offrissero nuove soluzioni, magari delle degustazioni a cinque stelle, nuove boutique di Gucci, altre opportunità di guadagni» hanno concluso i manifestanti. «Qui prima c’era Loco, un luogo di cultura che però è stato cancellato che non ha fatto altro che creare spazi di abbandono. Poi però ci si lamenta di come questa via sia diventata teatro di spaccio, di degrado, di criminalità. Oggi siamo davanti all’ennesimo buco nero». —
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