Cinque anni fa il tornado in Riviera del Brenta: ferite ancora aperte

La tragedia dell’8 luglio: risarcimenti e tempi lunghi. Una pioggia di milioni sui comuni di Dolo, Mira e Pianiga da Stato e Regione ma Villa Fini è ancora da ricostruire, e c’è chi deve ancora vedere i soldi per i danni

DOLO. Sono trascorsi 5 anni da quell’8 luglio 2015 alle 17, 25 un tornado di eccezionale violenza si abbattè sui Comuni di Dolo, Mira e Pianiga La tromba d’aria in poche decine di minuti mise in ginocchio la Riviera del Brenta, provocando un morto, 92 feriti, circa 100 milioni di danni, 500 case lesionate di cui 90 da abbattere, 400 sfollati, capannoni e negozi scoperchiati, decine di auto da rottamare e danni alle produzioni agricole. Una bellissima villa veneta, Villa Fini in località Cesare Musatti a Dolo, fu completamente rasa al suolo (e non ancora ricostruita), divenendo il simbolo di uno degli eventi temporaleschi più intensi e devastanti mai registrati sul territorio regionale.

Il tornado in Riviera del Brenta cinque anni dopo: Villa Fini vista dal drone

Il Comune di Dolo fu il più colpito, con 25 milioni di danni accertati fra abitazioni private, beni mobili e immobili. Ad ora in tutti i Comuni, sopratutto quello di Dolo, i cittadini che erano stati danneggiati sono stati risarciti e i lavori già completati da tempo nella stragrande maggioranza dei casi.

Tornado: un collage dei video di Youreporter

Il tornado della Riviera del Brenta venne classificato come violento e di intensità F4, quindi come uno dei più potenti verificatisi non solo in Veneto, ma nell’intero territorio nazionale. Le velocità reali in prossimità del tornado, stimate in base ai danni riscontrati, sottolinea l’Arpav, «potrebbero aver raggiunto intensità massime anche superiori ai 300 km all’ora».

La Riviera vista dal drone, un mese dopo il tornado

«Dallo Stato», spiega l’assessore ai lavori pubblici del Comune di Dolo Giorgia Maschera, «sono arrivati 2, 3 milioni di euro che sono stati distribuiti come contributi risarcitori ai cittadini di Dolo. Altri 3 milioni di euro erano arrivati invece dalla Regione». A Dolo erano arrivate oltre 200 richieste per fondi regionali mentre le domande per i fondi statali erano 50. Il Comune di Dolo aveva poi raccolto in donazioni circa un milione di euro.



«Erano rimasti 900 mila euro», spiega Giorgia Maschera, «di fondi regionali che saranno investiti in un progetto di rimboschimento delle rive per il quale è già partita la gara da parte di Veneto Strade». Resta il rammarico della mancata ricostruzione di Villa Fini dovuta appunto a problemi legati alla gestione privata dell’immobile. A Pianiga le domande presentate prevalentemente da parte di privati a nella frazione di Cazzago erano state circa 300, e fra le richieste di contributi regionali e statali avevano coperto il 70% del danno avuto. Diverse persone si sono mosse in questi anni anche con lavori in economia e di tasca propria: i tempi di erogazione dei fondi non sempre erano stati rapidissimi. È il caso di Katia Masato, titolare di una fioreria rasa al suolo. Danni per un milione di euro, a cinque anni di distanza devo ancora vedere 288 mila euro: «Devo ancora vederli».

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Cos’è e quando si forma un tornado

Un tornado (o tromba d’aria) è un intenso vortice che si forma tra la base di una nube temporalesca e il suolo, dove determina venti molto forti (nei casi estremi anche fino a 500 km/h) con andamento rotatorio e forti moti ascensionali.

Generalmente l’occorrenza di un tornado è legata alla presenza di fenomeni temporaleschi aventi particolari caratteristiche, tuttavia la sua genesi è un processo complesso e non ancora del tutto chiarito nel suo insieme. Alcuni punti chiave però sono stati accertati e verificati. 

Per la formazione di un tornado è necessario avere un sistema temporalesco esteso e costituito da cumulonembi particolarmente sviluppati, in genere del tipo a “supercella”, cioè nubi imponenti con presenza di moti rotatori al loro interno (mesociclone).

Nel tornado l’aria si invortica con velocità estremamente elevate. Ciò avviene all’interno di una struttura caratteristica a forma di imbuto o proboscide (funnel) che tende a scendere dal cumulonembo verso terra fino a toccare in alcuni casi il terreno. Un’altra caratteristica, connessa ai danni rilevati al suolo, è la fortissima depressione (effetto risucchio) che si crea all’interno del vortice.

Classificazione e climatologia dei tornado in Veneto e in Italia

Per la classificazione dei tornado vengono utilizzate solitamente due scale che si basano entrambe sul potere distruttivo del fenomeno, analizzando gli effetti al suolo, partendo da un valore minimo di 0 e arrivando fino ad uno massimo di 5. La prima è la Scala Fujita introdotta da Tetsuya Theodore Fujita negli anni ’70 e ancora largamente utilizzata a livello internazionale; la seconda, la Enhanced Fujita, è una revisione della prima che meglio si adatta alle tipologie costruttive del Nord America.

Con un tornado F0 (o EF0) la tromba d’aria arriva a toccare il suolo, ma i danni sono molto limitati; salendo al livello F1 i cartelli vengono piegati e i rami degli alberi spezzati. Con valori F2, F3 e F4 i danni aumentano di gravità, fino ad arrivare al valore F5, con case in muratura completamente distrutte e auto sollevate da terra e spostate a grandi distanze.

I tornado in Italia si manifestano con maggior probabilità nelle aree pianeggianti e costiere durante le stagioni più calde, tra la fine della primavera e l’inizio dell’autunno. La Val Padana e il Veneto in particolare sono tra le aree maggiormente interessate da questi violenti fenomeni meteorologici.

 In Veneto, oltre alla tromba d’aria della Riviera del Brenta del luglio 2015, tra gli eventi più intensi e distruttivi si ricordano il tornado del 1930, classificato come F5, che distrusse la chiesa di Selva del Montello, nel Trevigiano, la tromba d’aria di Venezia del 1970, classificata come F4, formatasi sui Colli Euganei, nel Padovano, e che dopo decine di chilometri percorsi verso est arrivò sulla laguna di Venezia dove portò morte e distruzione. Altri recenti fenomeni tornadici significativi osservati sulla pianura veneta si verificarono ad Albignasego (PD) il 6 luglio 2008 e a Riese Pio X (TV) il 6 giugno 2009, entrambi classificati come F3. Tuttavia gli eventi rilevati fino ad ora non permettono di effettuare una solida statistica climatologica.

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