Chiosco controllato chiude per protesta
JESOLO. Controlli della capitaneria di porto sulle spiagge del lido, passati al setaccio i chioschi. Momenti di tensione ieri mattina davanti a piazza Trieste dove il titolare della struttura ha deciso di chiudere per protesta dopo che i militari si erano presentati per esaminare una serie di segnalazioni pervenute agli uffici. I militari sono arrivati di buon mattino e hanno iniziato il loro lavoro. Sembra siano state rilevate numerose infrazioni soprattutto in termini di occupazione dell’area demaniale. L’esito dei controlli non è stato reso ancora noto, ma pare che le infrazioni fossero gravi. Spetterà adesso ad altri enti, che potranno essere Comune o Asl, disporre la possibile chiusura a seconda delle infrazioni commesse.
Prima ancora che questo accada, però, il titolare ha pensato di chiudere i battenti e andarsene via già ieri mattina. Un episodio che ha suscitato non poche polemiche e discussioni, al pari di un altro che si era verificato ancora a giugno con la guardia di finanza che aveva controllato un altro chiosco in Pineta, poi sanzionato con la chiusura dell’attività da parte dell’Agenzia delle Entrate. In quel caso la causa fu la mancata emissione di uno scontrino e i titolari ebbero così modo di denunciare l’eccessiva severità dello Stato visto che si trattava di una bottiglietta d’acqua. Ieri i controlli della guardia costiera, che ha competenza sull’area demaniale e dunque sulla spiaggia, vertevano su altri aspetti che interessano più che altro l’occupazione con sedie, tavoli, ombrelloni. Nessun commento da parte dei titolari.
Il presidente della Confcommercio mandamentale Angelo Faloppa si riserva di valutare l’episodio. «Non conosciamo il caso di specie», spiega, «e attendiamo l’esito dei controlli appena effettuati. La mia posizione e quella dell’associazione resta sempre la stessa, ovvero chi sbaglia e non rispetta le leggi deve essere sanzionato».
Altri controlli verranno effettuati in questi giorni di vacanza ferragostana. L’obiettivo è rilevare le infrazioni commesse da chi ad esempio occupa aree demaniali non consentite, non emette scontrini, o serve pietanze cucinate come al ristorante pur in assenza di licenze specifiche e senza rispettare le più elementare norme igieniche cagionando oltretutto una concorrenza sleale nei confronti dei pubblici esercizi in regola. (g.ca.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia