Chi scarica l’archivio digitale di Bibbia 3.0 rischia una condanna fino a tre anni
MARTELLAGO. «Vorrei scrivere un pezzo lungo e approfondito sulla questione Bibbia 3.0 e sto cercando le ragazze coinvolte». Questo è l’inizio del commento di Selvaggia Lucarelli sulla sua pagina Facebook che ha portato alla giornata convulsa di ieri. Ma perché cita Bibbia 3.0? A cosa fa riferimento? Intanto si chiama 3.0 prendendo spunto dal terzo aggiornamento. In pratica è un archivio molto fornito di fotografie e video pornografici, anche e soprattutto di minori, dove si possono trovare ragazzine nude. Si può scaricare dai motori di ricerca e dentro ci sono decine di migliaia di file. In alcune cartelle ci sono anche il nome, cognome e anno di nascita delle vittime, che spesso si ritrovano qui dentro dopo essere stati colpite da hacker o qualche vendetta. E vengono umiliate. Insomma, materiale rubato dalla rete e che poi diventa quasi impossibile arrestare e fa presto a diventare virale. E pare che i contatti non siano proprio pochi: decine di migliaia all’ora. Da tempo la polizia postale sta lavorando per risalire ai gestori del gruppo. Chi scarica l’archivio digitale, rischia una condanna di tre anni per detenzione di materiale pornografico. (a.rag.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia