Ceri e preghiere per Santa Lucia
Un cero e una preghiera davanti all’altare dove sono custodite le spoglie mortali di Santa Lucia. Nel giorno della festa dedicata alla martire siracusana, protettrice della vista, la chiesa di San Geremia e Santa Lucia è stata aperta dalle 6.30 alle 20. E una continua folla di pellegrini, numerosi gli ortodossi, si è riunita per venerarne le reliquie. Qualcuno ha lasciato anche dei pensieri. «Grazie o Santa Lucia per avermi protetta la vista, aiutami a conservarla per sempre». E ancora: «Ti chiedo di aiutarmi ad essere amata e ad amare, a crearmi una famiglia e a dimenticare il buio». Tra i momenti liturgici più intensi la celebrazione, alle 17, presieduta dal Patriarca Francesco Moraglia. Nell’omelia il presule ha posto una profonda riflessione sui martiri e sui cristiani partendo dalla giovane Santa Lucia, figura semplice e forte. «Un cristianesimo», ha detto il Patriarca, «che passa sempre e comunque in ogni modo in maniera invisibile, non notato, nascosto abbiamo più di un motivo per chiederci che cristianesimo è. Ma è ancora un cristianesimo? Un cristiano che non fa mai notizia, il nulla: è un cristianesimo problematico, che deve farci riflettere».
All’uscita della chiesa alcuni commenti dei veneziani. La giovane Giorgia Lorato dice: «Sto scoprendo la figura della Santa che mi ha fatto conoscere un’amica di Brescia. La sua vita è attuale se si pensa ai martiri di oggi». La coppia Sandra e Luigi Fassio di Cannaregio ricorda: «I genitori ci portavano fin da piccoli e noi abbiamo portato i miei figli». L’uomo ha aggiunto: «Non sono credente ma qui e alla Salute vengo tutti gli anni». All’interno e all’esterno della chiesa era presente il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta; in campo, con discrezione, anche le forze dell’ordine.
Nadia De Lazzari
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