Centro Donna spacchettato, scoppia il caso
MESTRE. La seconda fase della riorganizzazione del Comune crea preoccupazione per il futuro del Centro Donna di villa Franchin a Mestre. Il centro antiviolenza finisce sotto le Politiche sociali. La biblioteca va nel servizio bibliotecario comunale. La dirigente Gabriela Camozzi perde la posizione organizzativa. Le donne che da anni hanno nel centro il loro riferimento gridano allo smantellamento della “casa delle donne” a 34 anni dall’apertura. C’è chi lancia l’idea di una assemblea oggi pomeriggio in via Palazzo. Arriva anche la presa di posizione contraria e preoccupata di Doriana Visentin della commissione pari opportunità del consiglio nazionale dei chimici. Il Partito Democratico, ora all’opposizione, prende subito posizione. La segretaria Maria Teresa Menotto, con la consigliera Monica Sambo denunciano lo “spacchettamento” del centro Donna. «L’amministrazione Brugnaro annulla un’esperienza unica, conosciuta e riconosciuta a livello nazionale in nome di una riorganizzazione, di cui non si comprende né la motivazione originale, né l’obiettivo». Venezia, ricordano, «ha rappresentato un modello di intervento che ha rifiutato la stigmatizzazione della donna maltrattata aprendo un percorso nuovo per affrontare la violenza di genere attraverso il Centro Antiviolenza. Il Centro Donna rappresenta proprio per la complessità dei suoi servizi (la biblioteca di genere, il centro multiculturale, il centro antiviolenza, lo sportello donna e lavoro) una ricchezza e una pluralità di esperienze che hanno generato negli anni profondità e diffusione alle pratiche delle donne e un’opportunità di presa di coscienza anche maschile». Replica la vicesindaco Luciana Colle: «La riorganizzazione non significa perdere un servizio che dal 1994 ha fatto tantissimo per le donne. Sarebbe un delitto e non è quello che vogliamo. Viene riorganizzato il servizio ma le attività restano in piedi. Confermato è “Ottobre rosa” e lavoriamo alle iniziative del “Novembre donna”, che nessuno cancellerà come i servizi e la sede del Centro Donna. Vedremo come strutturare la riorganizzazione nel dettaglio. E non perderemo la professionalità della Camozzi. Si teme il salto nel buio in città. Invece noi siamo per migliorare anche rischiando». (m.ch.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia