Capanne, il Riesame bacchetta il Comune

I giudici del Tribunale del riesame bacchettano il Comune, parlando di «carattere ondivago delle dichiarazioni rilasciate dall’amministrazione» nelle motivazioni dell’ordinanza con cui, tredici giorni fa, hanno restituito le 83 capanne che erano state poste sotto sequestro allo stabilimento balneare «Miramare» del Lido. Il documento è stato depositato ieri in cancelleria e dà conto del motivo che ha spinto i tre magistrati veneziani - presieduti da Angelo Risi, a scriverlo è stata il giudice Patrizia Montuori - a revocare il provvedimento chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari dal pubblico ministero Francesca Crupi.
Si legge che il direttore dello Sportello unico di Ca’ Farsetti, l’architetto Maurizio Dorigo, aveva confermato alla Guardia di finanza (a fare le indagini erano le «fiamme gialle» della Sezione navale) che per l’edificazione delle capanne sono necessari sia il permesso a costruire sia l’autorizzazione paesaggistica. «Il predetto funzionario», proseguono le motivazioni, «ha redatto, in collaborazione con la funzionaria responsabile del procedimento Elisabetta Piccin, una nota di chiarimenti consegnata ai difensori di opposto tenore». Il giudice spiega che, dopo una più approfondita istruttoria, questo secondo documento «esclude la necessità del permesso a costruire, ferma restando l’obbligatorietà dell’autorizzazione paesaggistica». Ecco allora, il giudizio sul carattere ondivago delle dichiarazioni rilasciate, una il contrario dell’altra. E il giudice che scrive non conosce che, alla fine, dopo le due riunioni in Procura alla presenza del prosindaco del Lido Paolo Romor e del comandante della Polizia municipale Marco Agostini, gli stessi due dirigenti (Dorigo e Piccin) sono nuovamente tornati sui loro passi, trovandosi d’accordo sul fatto che non è necessaria solo l’autorizzazione paesaggistica, ma pure il permesso a costruire da parte del Comune.
Per quanto riguarda il futuro dei numerosi stabilimenti del Lido che attendevano di conoscere come dovevano comportarsi per risistemare le loro capanne sull’arenile e dunque il futuro della prossima stagione balneare, questa è la parte più importante delle motivazioni. Per quanto riguarda il dissequestro, invece, il documento prosegue affermando che l’atteggiamento ondivago dell’amministrazione comunale «configurerebbe la buona fede del comportamento dell’indagato, il responsabile del Miramare Paolo Piccolotto. Mentre i giudici sostengono che l’autorizzazione paesaggistica è obbligatoria e i difensori dello stabilimento lidense hanno dimostrato che «la procedura per ottenerla è in corso e per ora esiste un parere positivo interlocutorio da parte della Conferenza dei servizi». Questi i motivi che hanno convinto il Tribunale a revocare il sequestro delle 83 capanne.
Intanto, i titolari degli stabilimenti attendono con ansia la riunione a Ca’ Farsetti di domani. Sono molto critici con l’amministrazione che prima avrebbe affermato un principio, poi avrebbe fatto marcia indietro e, infine, avrebbe di nuovo cambiato parere. «Domani», afferma Mario Campagnaro, presidente del Consorzio balneari lidensi, «speriamo finalmente di essere edotti sulla più recente opinione del Comune. Poi decideremo come muoverci, ma di sicuro si affideremo anche ad un legale, abbiamo già contattato l’avvocato Andrea Pavanini».
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