Braulina agli agenti «Cosa ho fatto?» Rischia l’ergastolo
CAORLE. È riuscita a parlare e ha dato la sua versione dei fatti agli agenti della Squadra Mobile che stanno indagando sul caso della morte del marito, Valerio Amadio, 44 anni, a Rieti. Braulina Cozzula, dal reparto Grandi ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio di Roma dove attualmente è ricoverata in stato di arresto, ha fatto la sua deposizione agli investigatori dopo essersi chiesta, incredula, «Cosa ho fatto?».
È accusata di omicidio volontario aggravato e rischia la pena dell’ergastolo. L’avvocato Tiziano Principi, del foro di Rieti, la sta assistendo. Secondo i medici che l’hanno in cura, la 42enne caorlotta lascerà l’ospedale soltanto all’inizio del 2020.
Non senza essere stata sottoposta, per altro, a una perizia psicologica. Poi, una volta guarita, sarà ristretta in un carcere della zona. Durante l’incendio nel quale è morto carbonizzato Valerio Amadio, Braulina Cozzula, ha rimediato ustioni alle mani, al volto e all’addome.
Una rete solidale si è organizzata per avere in cura i figli nati dall’unione con Amadio. Si tratta di due minorenni che potrebbero essere presto affidati ai parenti di lui. I primi due figli invece sono stati raggiunti dal papà, arrivato dal Friuli in questi giorni. Braulina Cozzula è accusata di avere cosparso di benzina il corpo del secondo marito e di avergli dato fuoco, 16 anni dopo esatti la morte del padre, trovato impiccato nella sua abitazione di Caorle. La donna, adottata da piccola dal Brasile, dove era sopravvissuta all’incendio che uccise i genitori naturali, aveva denunciato mesi fa a una cooperativa di avere subito violenza domestica, nel periodo in cui viveva a Poggio Bustone, prima del trasferimento a Rieti avvenuto un mese fa. —
R. P.
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