Baby gang, il caso a Roma Il prefetto in Commissione

Zappalorto sarà sentito dai parlamentari che si occupano di infanzia e adolescenza Allo studio l’ipotesi di creare gruppi speciali d’indagine all’interno della questura 



Il fenomeno delle baby gang di Mestre e Venezia, finisce in Parlamento. Infatti in Commissione Parlamentare per l’Infanzia l’Adolescenza saranno sentiti il Prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto e il vice capo della polizia Vittorio Rizzi. L’iniziativa è dei deputati del Partito Democratico Nicola Pellicani e Paolo Siani.

Il vice Capo della Polizia, Prefetto Vittorio Rizzi, sarà sentito per avere una conoscenza del fenomeno della violenza praticata dalle bande giovanili e per spiegare come la polizia in certe città sta contrastando il fenomeno diventato dilagante, soprattutto nelle grandi metropoli. Ha spiegato Rizzi: «In città dove il fenomeno si manifesta in maniera più violenta abbiamo creato, all’interno della Squadra Mobile delle singole questure, un gruppo ad hoc dove oltre agli agenti di quell’ufficio abbiamo inserito esperti del Servizio Centrale Operativo. Naturalmente in accordo con le Procure competenti. È evidente che non è una soluzione che verrà adottata in tutte le città, ma solo in quei casi dove il fenomeno si manifesta con maggiore violenza e dove è riduttivo parlare di baby-gang. Più corretto usare il termine criminal gang. In altre realtà si provvederà, eventualmente, a rinforzare le sezioni che già si occupano del fenomeno».

Spetterà al Prefetto Vittorio Zappalorto spiegare la situazione di Venezia alla Commissione. Una situazione che ha visto le bande giovani al centro di numerosi Comitati provinciali per l’Ordine e la Sicurezza pubblica, in particolare tra la fine dello scorso anno e l’inizio di questo.

«La questione delle baby gang che ha creato allarme nell’ultimo anno e ben lontana dall’essere risolta definitivamente. Infatti bisogna capire che la sola risposta repressiva non basta», sottolinea il deputato Nicola Pellicani, «Bisogna agire anche sul fronte della prevenzione e in questo caso la parola spetta ai servizi sociali. L’intervento su più fronti, va ricordato, è stato richiesto più volte, dagli stessi uomini delle forze di polizia e della magistratura che si è occupata del fenomeno. In questo momento la risposta di polizia, carabinieri e polizia locale c’è ed è stata e puntuale. Manca un’azione concreta da parte di chi si deve occupare di prevenzione. La rete che in tanti hanno chiesto, a Venezia non c’è». Tra l’estate dello scorso anno e l’aprile di quest’anno le bande giovanili multietniche che hanno imperversato tra centro storico e terraferma si sono rese protagoniste di almeno una quindicina di episodi violenti; rapine, aggressioni e pestaggi. Individuati come responsabili e denunciati una trentina di ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Per dodici di loro sono arrivate già le misure cautelari, mentre per una quindicina il questore Maurizio Masciopinto ha emesso degli avvisi orali, dei fogli di via e dei Daspo. Una parte dei ragazzi raggiunti dai primi provvedimenti della magistratura, una volta usciti o scapparti dalla comunità sono tornati a colpire. La situazione è molto più complessa di quanto può sembrare.—



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