Attività al Don Vecchi verso il mercato sociale

Da un lato la necessità di trovare una sede alle moltissime attività caritative con sede oggi al Don Vecchi 2 di Carpenedo, dall’altro la volontà di rilanciare la residenzialità di Mestre,...

Da un lato la necessità di trovare una sede alle moltissime attività caritative con sede oggi al Don Vecchi 2 di Carpenedo, dall’altro la volontà di rilanciare la residenzialità di Mestre, difendendola dal turismo.

Ieri pomeriggio, per la prima volta, il presidente della Fondazione Carpinetum, don Gianni Antoniazzi, ha partecipato alla commissione consigliare in municipio, alla presenza dell’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin che aveva per tema il futuro Ipermercato solidale della Fondazione Carpinetum e la proposta di variante al Piano degli Interventi per l’ambito adiacente ai Centri Don Vecchi 5 e 6 agli Arzeroni. Un mercato solidale da 5 mila metri quadri dei futuri centri Don Vecchi e una parte da destinare all’ospitalità solidale. Don Antoniazzi ha risposto per un’ora e passa alle domande dei consiglieri spiegando il progetto, a chi sarà destinato.

Il sacerdote ha chiarito anche la volontà, in un secondo momento, di «rilanciare la residenzialità, dando speranza alle persone che vorrebbero trovare casa, che non riescono ad avere il mutuo dalla banca e che necessitano di un paio di anni di assestamento con l’obiettivo di far rivivere la città e la vita di Mestre, non il turismo, ma le persone che ne hanno bisogno».

Un passaggio sui mezzi pubblici, la frequenza, le piste, i parcheggi, i percorsi pedonali. E poi il tema legato alla legge “Dopo Di Noi” e all’interessamento del Don Orione di Chirignago per realizzare uno spazio dedicato alle famiglie con figli disabili.

Tra le questioni toccate anche quella delle mense cittadine del centro. «Se ci domandano di fare servizio mensa agli Arzeroni siamo disponibili in accordo con il Patriarcato a collaborare con chiunque» ha detto don Antoniazzi «ma alle nostre condizioni: vogliamo pulizie ordine e decoro altrimenti perdiamo la fiducia della gente». —

Marta Artico

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