Addio “Neno” Franco, una vita per la pittura
Aveva 90 anni. Il dolore della moglie Alda: «Era un uomo solare e positivo». I funerali martedì alle 11

MESTRE. Si è spento all’età di novant’anni il pittore Eugenio Franco, detto Neno, classe 1927, veneziano doc di Cannaregio, fiero della sua nascita, trasferitosi poi a Mestre, in via Varrone. Una vita dedicata anima e corpo alla pittura, la sua passione, la cosa che più lo faceva sentire vivo, che rappresentava i suoi stati d’animo ed esprimeva la sua natura più profonda. Un mestiere che ha sempre portato avanti senza compromessi di sorta, nonostante il passare delle epoche e l’avvicendarsi dei momenti storici. Da giovane ha frequentato l’Accademia, ha lavorato con i pittori della scuola veneziana del ’900, ha fatto scuola ad amici e persone desiderose di imparare da lui. «Ha amato e fatto moltissimo per la pittura», racconta la moglie, Alda. «È sempre stato un uomo e un artista in ricerca, mai legato a critici, con la schiena dritta, tutto d’un pezzo». Ha sperimentato ogni tecnica (affresco, acquerello, olio), lontano dai riflettori e i salotti. «Era soprattutto un uomo libero», lo ricorda la moglie, «fedele a se stesso, alle sue idee e i suoi principi». Ha esposto alla Fondazione Bevilacqua La Masa, alla San Vidal, alla San Giorgio, ha allestito mostre a Mestre uno po’ dappertutto. È stato amico di tutti i pittori e i critici del suo periodo, ma senza essere mai assoggettato a nessuno. «Per natura era controcorrente». Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta ha raffigurato una serie di quadri per esprimere la sua contrarietà alla violenza di quel periodo. «Il suo era un tratto difficile», continua la moglie, «la sua arte non era immediata, non era semplice da leggere». Pittore di mestiere e di passione, ha sempre vissuto dei proventi dei suoi quadri e della sua arte, della quale era molto geloso. Il 10 dicembre ha compiuto novant’anni, aveva smesso di dipingere qualche anno prima, a causa delle sue condizioni fisiche. Le sue mostre sono state allestite fino al 2011 e la moglie vorrebbe, adesso che non c’è più, riuscire a far conoscere ancora la sua arte. «Era una persona molto profonda e molti ricca culturalmente», racconta ancora, «un uomo libero, in tutti i sensi, nel pensiero e nella parola, schietto, amava la verità e diceva quello che sentiva, non amava i sotterfugi». Era solare e ottimista. Moglie e marito si sono sposati giovani e non si sono più lasciati. «L’ho sposato per le sue tantissime doti e perché mi ha sempre fatto ridere». Il funerale si terrà martedì mattina alle 11 nella chiesa di Santa Maria della Pace in via Bissuola.
Marta Artico
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