Addio a Maurizio Ferrari “papà” della Castelgarden

il ritratto

Un imprenditore illuminato, che ha saputo fare grande una realtà come la Castelgarden (ora Stiga) trasformandola in una azienda leader mondiale nel settore del giardinaggio e in particolare in quello dei rasaerba e dei trattorini: Maurizio Ferrari è spirato domenica mattina all’ospedale di Vittorio Veneto, dove era ricoverato per Covid. Aveva 72 anni: il suo nome è indissolubilmente legato alla grande epopea imprenditoriale del Nordest, portando la Castelgarden fino ad avere ben 1.400 dipendenti in busta paga.

Milanese di origine, Ferrari era arrivato a Castelfranco negli anni Ottanta prendendo in mano quella che era una piccola azienda. Aveva lasciato le redini nel 2005, dopo aver fatto transitare la Castelgarden nel gruppo Ggp (Global Garden Product), e dopo 25 anni come top manager. Ora abitava a Venezia, ma erano frequenti le sue improvvisate a Castelfranco, l’ultima quindici giorni fa (quando la malattia lo stava già ghermendo, senza che se ne fosse accorto): una città che gli è sempre rimasta nel cuore e non solo per gli ottimi risultati economici ottenuti. Perché la Castelgarden era diventata anche un modello di integrazione tra lavoratori stranieri e italiani, dove le persone di religione islamica potevano addirittura trovare una moschea in azienda e dove la mensa teneva conto delle prescrizioni religiose alimentari.

Ma non solo: Ferrari aveva avuto l’intuizione che il ciclo produttivo dell’azienda da settembre a luglio poteva coniugarsi con la necessità di chi aveva lasciato la famiglia nei luoghi d’origine. Quindi contratti a termine che poi riprendevano quando l’azienda rientrava nel picco della produzione. —

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