«Addio a Gianluigi Melega era innamorato di Venezia»

Si era innamorato di Venezia da tempo e qui si è spento ieri, alle soglie degli ottant’anni, all’Ospedale Civile, in un ultimo ritorno in laguna, nonostante la malattia che da tempo ne minava la salute, ma che affrontava con lo stesso coraggio e determinazione che lo hanno accompagnato nella sua lunga carriera di giornalista e di scrittore, accanto all’impegno politico di radicale e parlamentare.
Gianluigi Melega - tra i fondatori del quotidiano la Repubblica - a Venezia si sentiva a casa (ne aveva una San Tonà) e qui tornava spesso, per lunghi periodi, insieme alla compagna di parte della sua vita, Irene Bignardi, nota critica cinematografica e direttore di Festival. A contribuire ad avvicinarli a Venezia era stata la giornalista Alessandra Carini, amica di entrambi, ma poi l’amore, specie per Melega, era diventato profondo. Avevano preso casa in laguna e Melega si era in particolare avvicinato all’ambiente musicale e letterario veneziano più raffinato, scoprendo, accanto alla vena di scrittore, anche quella di librettista d’opera. Era nata così, in particolare, la collaborazione con un compositore veneziano come Luca Mosca, per l’opera comica «Mr. Me» e per «Signor Goldoni», entrambe rappresentate in prima a Venezia e la seconda alla Fenice. Ed era diventato amico sincero di musicologi come Mario Messinis o l’allora direttore del Conservatorio veneziano Massimo Contiero. Nel prossimo mese di ottobre uscirà per Marsilio e Gaffi l'edizione completa del suo romanzo di una vita «Tempo lungo - Autobiografia del boom».
«Era una grande persona - ricorda Mara Rumiz, già assessore alla Cultura del Comune di Venezia - capace di giocare a scacchi con l’edicolante dell’Accademia e seguire tutta l’attività musicale della città, appassionandosi anche alle sue vicende politiche. Ma soprattutto amava Venezia più di molti veneziani, tanto da non rassegnarsi a vendere la casa di San Tomà anche se le sue condizioni di salute gli rendevano sempre più difficile venire in laguna. Era venuto a fine agosto, per restare qui almeno un mese e sentiva proprio il bisogno di questa città. È in fondo è giusto che sia morto a Venezia, perché è uno di quei “cittadini” di cui avremmo molto bisogno». «Dovevamo vederci tra pochi giorni - ricorda anche il soprintendente della Fenice Cristiano Chiarot - perché voleva parlarmi dei suoi progetti, voleva tornare a scrivere di musica. Amava il teatro d’opera e aveva una cultura raffinata e con noi aveva già collaborato diverse volte, insieme a Luca Mosca. Una grande perdita».
Appluso ieri sera al Festival della Politica a Mestre. Il direttore di “Repubblica” Ezio Mauro ha ricordato Melega: «La città perde un bravo giornalista, profondamente legato a Venezia». Massimo Cacciari: «Eravamo amici, lo ricordo ancora nel 1976 in Parlamento con i radicali, dove ha fatto opposizione sempre nel rispetto degli avversari».
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