Acqua alta a Venezia, le previsioni erano corrette: ecco il rapporto che lo prova

VENEZIA. «Previsioni sbagliate». Così il commissario Spitz e il provveditore Zincone hanno giustificato la decisione di non aprire il Mose la notte dell’acqua più alta dell’anno, l’8 dicembre. Città allagata, danni imprevisti, rabbia di cittadini e commercianti. Ma le previsioni non erano affatto sbagliate.
Lo dimostra un documento, pubblicato anche sul sito del Centro Maree del Comune, datato 7 settembre. E’ il rapporto del «Tavolo tecnico per le previsioni di marea a Venezia», di cui fanno parte appunto il Centro comunale di palazzo Cavalli, diretto da Alvise Papa, l’Ispra e il Cnr-Ismar. Nel documento diffuso intorno a mezzogiorno, gli esperti lanciano un vero allarme. La marea massima per il giorno successivo (martedì) viene prevista «tra i 120 e i 130 centimetri». Con una postilla.
«A causa dei venti e sistemi di piccola scala, la predicibilità dei dettagli tende ad essere bassa. Non si possono escludere valori di marea anche superiori a 130 centimetri nella giornata di martedì 8 dicembre». Più chiaro di così... Nel bel mezzo delle perturbazioni eccezionali, i Centri di previsione segnalano la concreta possibilità che l’evento si verifichi. Ma un’ora dopo agli ingegneri e alle squadre del Consorzio arriva il «rompete le righe».
Chi ha dato l’ordine? Il 4 settembre scorso la commissaria del Mose Elisabetta Spitz, nominata dal governo un anno fa per “sbloccare” i cantieri della grande opera, scrive a prefetto, questore, sindaci della gronda e Consorzio. Comunicando il protocollo di intervento che sarà valido fino al termine dei lavori del dicembre 2021. «Le decisioni sulle aperture», scrive, «saranno prese dal commissario Mose e dal Provveditore alle Opere pubbliche, il soggetto esecutore sarà il Consorzio Venezia Nuova. La quota fissata per l’entrata in funzione delle paratoie è la marea superiore ai 130 centimetri. Il preavviso sarà dato 6 ore prima agli enti interessati».
Una procedura che supera quella ipotizzata qualche mese prima, durante le riunioni del tavolo di coordinamento in Prefettura chiesto dal sindaco Brugnaro. In quella sede si era stabilito che a decidere sulle procedure di emergenza dovesse essere lo stesso prefetto insieme al Provveditore. «Il Mose è ancora un cantiere, non un’opera finita», si legge nei verbali.
Ma in settembre arriva il nuovo Protocollo, che definisce la catena di comando e stabilisce la quota di intervento a 130 centimetri. Viene portato al voto del Comitato tecnico il 30 settembre. Tutti approvano. Àd eccezione dell’ingegnere Francesco Sorrentino, dirigente del Magistrato alle Acque da molti anni. Che fa mettere a verbale una relazione molto critica.
«Lo scrivente esprime parere negativo sulla decisione di aprire le barriere del Mose a quota 130 centimetri», scrive, «al fine di scongiurare il rischio per la pubblica incolumità, e per prevenire un danno erariale in conseguenza dei danni causati da allagamenti. Il mio parere favorevole sulle procedure è subordinato alla necessaria apertura delle barriere per previsioni meteo pari o superiori a 110. A questa quota Venezia può essere difesa. A 130 viene completamente allagata». —
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