Acampora amava la bella vita
Girava in Lamborghini, l'amicizia con Manfredi

Un momento della conferenza
PORTOGRUARO.
Appassionato di auto potenti, tanto da possedere una Lamborghini. Sempre ben vestito ama frequentare locali alla moda e donne appariscenti. Maurizio Acampora, originario di Agerola, in provincia di Napoli, è considerato la figura di spicco emersa dall'indagine conclusa dai carabinieri del Nucleo Investigativo. «È un pregiudicato importante nel contesto dello spaccio lungo il litorale», spiega il tenente colonnello Giovanni Occhioni comandante del Reparto Operativo del comando provinciale dei carabinieri. «Anche per le amicizie importanti che è riuscito a tessere sia in zona che in altre zone del nordest». Amicizie a cominciare da Umberto Manfredi, come lui campano e come lui finito in galera per droga non più tardi di un mese fa. I due si frequentavano e stando agli investigatori avvano trovato un tacito accordo sul non «pestarsi» i piedi nell'attività di spaccio, del resto il mercato era ed è talmente ampio da consentire ad entrambi di fare affari. E consistenti. Fino a poco tempo fa ha gestito la pizzeria davanti alla caserma Capitò di Portogruaro che ora ha affittato. Appartiene ad una famiglia di albergatori presente nella zona tra Caorle e Bibione, con alcune attività, da anni. In passato è stato intercettato anche dai carabinieri della vicina provincia di Udine mentre nella zona di Lignano cercava di aprire un canale di spaccio. Spesso lo venivano a trovare personaggi legati alla malavita napoletana. E questo suo legame con la regione di origine ha creato non pochi problemi agli investigatori, negli ultimi giorni. Infatti, dopo mesi e mesi che Acampora non scendeva a Napoli, proprio domenica il pregiudicato decide di recarsi ad Agerola. Questo crea non poco allarme tra i militari del tenente colonnello Occhioni che a quel punto decidono di anticipare gli arresti di un giorno. Questo per evitare che dopo Muca, scappato in Albania dopo essere stato scarcerato, anche un altro dei destinatari di ordinanza di custodia cautelare si rendesse «uccel di bosco». (c.m.)
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