«Abbiamo lavoratori di 32 nazionalità la multiculturalità è una ricchezza»

La direttrice Risorse umane, Maruska Fiorotto: «Siamo orgogliosi dell’integrazione e del senso di comunità creato»
Quarto d'Altino- Pixart printing dopo l'episodio di razzismo - Mamadou Diallo
Quarto d'Altino- Pixart printing dopo l'episodio di razzismo - Mamadou Diallo



La diversità come ricchezza che aiuta nella crescita, anche economica, dell’azienda. La sfida dell’integrazione, per creare un senso di comunità pure dentro le mura di uno stabilimento produttivo. A Quarto d’Altino c’è un’azienda, la Pixartprinting, che ha fatto del melting pot, dell’impiego di lavoratori di nazionalità differenti, un valore aggiunto nella sfida della crescita sul mercato.

L’azienda, specializzata nella fornitura online di servizi di stampa, è balzata nei giorni scorsi agli onori della cronaca per una frase razzista apparsa davanti a uno dei cancelli d’ingresso. “Niggers go home” la scritta, subito cancellata dall’asfalto. Il fatto ha suscitato la reazione indignata dei dipendenti. Ma anche dei vertici aziendali, che hanno fatto appendere tre striscioni all’esterno della sede di via Primo Maggio, per sottolineare i valori dell’accoglienza. Pixartprinting è una realtà che conta oltre 900 dipendenti, di cui più di 700 nella sede di Quarto. Le nazionalità rappresentate sono 32. Lo conferma la direttrice delle Risorse Umane, Maruska Fiorotto. «Le ho contate dopo l’episodio della scritta. Prima non mi ero mai posta il quesito, perché penso che il problema non sia l’integrazione delle nazionalità, ma l’integrazione di una comunità», spiega Fiorotto, «la sfida da vincere non sono le nazionalità diverse, ma creare una comunità con così tante persone. I problemi da affrontare non sono solo le differenze etniche, ma anche quelle uomo-donna, di età, di esperienze di vita e professionali. Creare la comunità a partire da tutte queste diversità è la sfida, non l’etnia».

Una sfida che la Pixartprinting ha vinto. «Ci siamo riusciti in modo naturale. Siamo un’azienda che è cresciuta velocemente. E questa è stata l’altra grande sfida», prosegue Maruska Fiorotto, «quando sono arrivata in azienda, nel 2013, avevamo 258 dipendenti. Credo che il primo punto a nostro favore sia stato aver trattato tutti allo stesso modo. Gestiamo il lavoratore italiano, che ha un atteggiamento sbagliato nei confronti di un collega straniero, parlando con lui e facendogli capire il valore della persona che ha davanti. Ma lo facciamo anche con il ragazzo extracomunitario, che magari ha la difficoltà di essere gestito da un supervisore donna. Nel momento in cui c’è un atteggiamento sbagliato, da un lato o dall’altro, interveniamo».

All’interno dello stabilimento è stata creata una sala di preghiera, aperta con turni ai fedeli di tutte le confessioni. «Avevamo dei ragazzi che pregavano nello spogliatoio, mettendo dei cartoni per terra. Ma capitava che stessero pregando ed entrava qualcuno a cambiarsi, disturbando», spiega la direttrice delle Risorse umane, «ci è stata fatta la richiesta per una sala e noi abbiamo acconsentito, purché non vi fosse una discriminazione. Così è stata allestita questa sala, che non è solo per una religione. Ma è una sala di preghiera per qualsiasi religione». La multiculturalità nell’azienda di Quarto è una realtà consolidata da alcuni decenni.

«L’inserimento di molti lavoratori non italiani è avvenuto a fine anni Novanta, quando si faceva fatica a reperire personale italiano», chiarisce Fiorotto, «allora l’azienda era ancora padronale e il titolare ha sempre voluto dare un’impronta di inclusione. Forniva grande supporto all’inserimento di queste persone, dando anche un alloggio e aiutandoli con i documenti». Poi l’azienda è passata prima nelle mani di un fondo e oggi è di proprietà di una multinazionale olandese. Circostanze che ne hanno accresciuto la propensione all’internazionalità. Anche nel gruppo dirigenziale figurano manager di varie nazionalità: spagnola, argentina, tunisina. La multiculturalità diventa anche un fattore di qualità per il servizio. «Siamo una realtà che lavora con moltissimi clienti di Paesi differenti. Nella nostra Assistenza clienti», conclude Maruska Fiorotto, «impieghiamo per scelta solo persone di madrelingua delle varie nazionalità, perché comprendono meglio non solo le parole, ma anche la mentalità del cliente».



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