A Venezia la gara degli artigiani per l’albero di Natale che è simbolo di rinascita

VENEZIA Rami carichi di doni e luci per l’albero di Natale che raccoglie, custodisce e tramanda gli oggetti degli artigiani veneziani. Un’antologia del sapere manuale sospesa a sei metri d’altezza nell’androne del Conservatorio di musica Benedetto Marcello, in campiello Pisani, rimasto orfano del vecchio abete sommerso dall’acqua alta del 12 novembre e indennizzato con un nuovo albero che sembra uscito da una favola.
Sono stati gli stessi artigiani, una volta saputo che il Conservatorio aveva rinunciato agli addobbi festivi scegliendo di destinare i soldi al recupero dei beni danneggiati, a passarsi la voce.
gli artigiani
Così, tra gli altri, la modista Giuliana Longo ha mandato quattro cappelli da gondoliere, Adele Stefanelli le sue ceramiche, Saverio Pastor le forcole, Marcantonio Brandolini i goti, Simone Cadamuro i liuti, Nason e Moretti i vetri, Rosa Salva i panettoncini, Bevilacqua i tessuti, Franco Puppato le stoffe della sua sartoria, Munaretto Plants l’abete; e così di voce in voce, di telefonata in telefonata, una ventina tra imprenditori, artigiani, artisti e professionisti veneziani ha realizzato l’albero a più mani, a più voci, che raccontano non solo il Natale più difficile del secolo ma la speranza di un tempo migliore.

il cappello da gondoliere
Ieri pomeriggio, presenti gli artigiani, il presidente del Conservatorio Giovanni Giol, il nuovo direttore Roberto Gottipavero, l’interior designer Matteo Corvino che ha coordinato l’allestimento dell’abete restando per ore in cima a una scala, l’assessore al Turismo Simone Venturini; ieri pomeriggio, non appena ha fatto scuro, l’abete sostenuto da un remo rosso si è illuminato filo per filo, addobbo per addobbo, dalle scarpe di Roberta Rossi su su fino alla stella cometa, sostituita da un cappello da gondoliere. Un albero che è un simbolo, come ha detto Venturini, «non solo di quello che vediamo, ma anche di un significato più profondo». In dialogo a distanza con l’albero digitale di Fabrizio Plessi in Piazzetta San Marco, l’abete del Conservatorio incarna «la specificità di Venezia», con l’augurio, come ha aggiunto l’assessore, che «sappia indicare la via a chi governa per salvare questa città complicata, difficile e unica».

l’iniziativa
La genesi dell’albero, come spiega Corvino, racconta di artigiani e imprenditori i quali, ciascuno nel proprio settore, ha subito aderito all’iniziativa con entusiasmo, mettendosi a lavorare per arrivare in tempo all’inaugurazione di ieri. «Un lavoro fatto in coro», dice ancora l’architetto di interni, «con il meglio dell’artigianato veneziano». C’è chi è rimasto a tagliare e cucire gli addobbi per giorni, spiega Giovanni Giol, e chi ha continuato a rigirare tra le mani le forbiciprima di trovare il coraggio di tagliare i tessuti Bevilacqua. —
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