A scuola di bengalese per un giorno
Ruoli invertiti: in piazza lo studente immigrato fa l'insegnante

Nelle due immagini alcuni immigrati insegnano la loro lingua in Piazzale Concordia
Lezioni di nepalese, afrikaans, bengalese, afghano in piazzale Concordia. Insegnanti - invertiti i ruoli per un giorno - gli studenti della scuola di italiano per stranieri Liberalaparola, sita in via Fratelli Bandiera, nel centro sociale Rivolta. S. è arrivato tre anni fa in Italia, senza permesso di soggiorno e senza documenti. Clandestino, così lo chiamavano tutti. E' scappato dal Bangladesh perché, dopo il cambio di governo, era diventato un membro dell'opposizione e aveva paura. Chi viene perseguitato per motivi politici ha diritto alla protezione internazionale, all'asilo politico, ma S. non riusciva a trovare un modo per dimostrarlo a qualcuno. Un giorno, mentre camminava nell'illegalità, è rimasto colpito da un manifesto scritto in varie lingue, tra cui anche la sua, che parlava di una scuola di italiano aperta a tutti. In questa scuola, c'era scritto, non venivano chiesti i documenti. Non serviva il permesso di soggiorno. Così, ancora incredulo, il lunedì successivo si è recato nella sede per capirne di più. Oggi S. è regolare, lavora e ha appena sostenuto l'esame per operatore sociosanitario. A scuola quest'anno frequenta il corso avanzato. Come lui, sono oltre 150 gli studenti che ogni settimana frequentano i corsi, seguiti da una trentina di insegnanti volontari. «Ogni anno - racconta Dolores - organizziamo una cena multietnica per finanziare il materiale didattico, come lavagne e quaderni, ma riceviamo anche parecchie donazioni di oggetti vecchi e inutilizzati che a noi tornano subito preziosi». «Nella nostra scuola la lingua è prima di tutto un diritto», dice Alessandra Sciurba, attivista in numerose battaglie per il diritto d'asilo al Porto. E aggiunge: «Il fatto di vivere esperienze comuni è un forte segnale di accoglienza e integrazione e i momenti di condivisione sono fondamentali. Si parte dalla lingua per poi coinvolgere gli studenti in percorsi sociali più ampi: come l'organizzare tutti insieme una cena o il raccontare la propria vita attraverso un video». «A Marghera i migranti costituiscono una comunità molto aperta e integrata - aggiunge Michele, insegnante per mestiere - il permesso di soggiorno è il nodo cruciale che segna chi è dentro e chi fuori ma se si dà loro la possibilità, sanno esercitare la cittadinanza attiva come e meglio di noi cittadini». La scuola di italiano è attiva ogni martedì e giovedì dalle 19 alle 20.30. Quest'anno, per favorire la conoscenza della lingua italiana anche alle donne migranti, il venerdì dalle 10 alle 11 è partito un corso riservato a sole studentesse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Leggi anche
Video