Comune di San Donà e islamici siglano l’intesa: «Centro culturale, non moschea»
L’edificio di via Monte Popera era stato chiuso, respinta la richiesta di sospensiva. Per favorire una convivenza pacifica previsti corsi di italiano e sulla parità di genere

Moschea in via Monte Popera, si cerca una “terza via” verso convivenza pacifica e costruttiva tra italiani e immigrati musulmani.
Ieri, 13 novembre, l’incontro in Comune con la comunità Arrahma e il loro legale, l’avvocato Angelo Lorenzon.
Respinta la richiesta di sospensiva al Tar contro la chiusura del centro, la comunità ha vinto, però, il ricorso per il mancato accesso agli atti relativi alla vicenda. Ma per ricucire il rapporto, sta pazientemente lavorando da mesi il sindaco, Alberto Teso, assieme alla comunità islamica e all’avvocato Lorenzon.
Il Comune aveva revocato, nel maggio scorso, l’agibilità all’edificio che ospita il nuovo centro culturale dell’associazione, contestando l’uso effettivo come moschea, ossia luogo di culto, in assenza di autorizzazione.
L’associazione islamica aveva impugnato al Tar il provvedimento, vedendosi rigettata la sospensiva e, quindi, di fatto confermata la legittimità del provvedimento del Comune. La scorsa settimana, invece, il Tar ha accolto il ricorso dell’avvocato Lorenzon che chiedeva di poter esaminare tutti i documenti dell’istruttoria che avevano portato il Comune a revocare l’agibilità. Il Comune aveva negato l’accesso in quanto, costituendo il cambio d’uso non autorizzato un abuso edilizio e, pendendo di conseguenza un procedimento penale, tutti gli atti sarebbero coperti dal segreto istruttorio.
Il Tar è stato di diverso avviso e ora l’avvocato potrà esaminare la documentazione.
Nel frattempo, i due avvocati, uno che assiste la comunità islamica e l’altro, attuale sindaco, non sono stati fermi.
Si sono incontrati più volte e hanno studiato un’ipotesi di convenzione che preveda la completa apertura del centro alla cittadinanza, l’uso dell’italiano nelle conferenze e discussioni, l’organizzazione di corsi di formazione e educazione civica: la terza via che vedrebbe la città di San Donà aprire una nuova strada al dialogo con i residenti di religione musulmana.
Teso e Lorenzon hanno già chiesto l’aiuto di alcune associazioni sandonatesi che operano nel mondo del sociale e volontariato per organizzare lezioni di diritto costituzionale, tenuti da avvocati, di parità di genere, anche coinvolgendo l’assessorato ai servizi sociali, e di lingua italiana e storia e cultura del nostro paese.
Un centro che non sia “un’isola islamica” chiusa, ma un luogo d’incontro e condivisione, in cui si studi sia l’arabo per poter leggere il Corano, ma anche l’italiano, per comprendere la Costituzione e i diritti fondamentali. «Questi sono gli obiettivi», dice l’avvocato Lorenzon, «e riteniamo sia una strada possibile, anche perché la comunità ha investito in questa struttura e seguiremo le prescrizioni indicate perché sia un vero centro culturale».
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