Vitucci: «Trento la novità Playoff senza sorprese»

MESTRE. «A parte la vittoria di Capo d’Orlando al Forum in gara-1, i playoff non hanno riservato finora grandissime sorprese. Era anche ipotizzabile che la Reyer potesse faticare con Pistoia perché quella di Esposito è una squadra che non molla mai e al PalaCarrara non è semplice per nessuno portar via la vittoria». Francesco Vitucci è ritornato a Torino, anche se probabilmente sono gli ultimi giorni da head coach della Fiat, dopo aver assistito alla seconda sfida dei quarti tra Reyer e The Fleex al Taliercio e aver partecipato ai funerali di Mario De Sisti a Ferrara.
«Era la curiosità in persona che accendeva la passione in tutti quelli che gli sono passati accanto» ricorda il tecnico di Cannaregio, assistente di De Sisti tra il 1991 e il 1993.
La Fiat Torino ha mancato l’approdo ai playoff per poco, condizionata nella parte decisiva della stagione dagli infortuni di Wright e Washington. «Persi proprio al Taliercio» ricorda Vitucci. «Milano può sbagliare una partita, ma la serie con Capo d’Orlando non era in discussione» spiega il tecnico veneziano, «alla fine le due sfide che sulla carta sembravano le più equilibrate si sono risolte in tre partite. Trento e Avellino stanno raccogliendo quanto seminato durante la stagione, non solo in campo». L’Aquila trentina è stata la prima squadra a centrare la semifinale. «È il risultato di una programmazione che è partita tanti anni fa, tenendo sempre lo stesso allenatore, Buscaglia».
Avellino è una piazza che Francesco Vitucci conosce molto bene. «Eh, sì, sono ritornato al momento sbagliato» dice ripensando all’esperienza-bis in Irpinia, «sono contento per il patròn De Cesare, che ha investito molto in questi anni, inserendo strada facendo un giocatore di talento e di esperienza come Logan, accanto a Joe Ragland, uno dei migliori elementi che giocano nel campionato italiano».
Riavvolgiamo il nastro dei ricordi su Mario De Sisti. «Era uno spettacolo vederlo in panchina, interessante vederlo allenare, suggestivo sentirlo parlare, vederlo scarabocchiare schemi dappertutto, dai tovaglioli di carta ai pantaloni. Non era facile per un giocatore arrivare a fine stagione con lui, provocava all’estremo per tirare fuori il 110% da ognuno in campo, ma ha regalato due stagioni straordinarie alla Reyer con la promozione in A/1 e poi la salvezza. Diceva quello che pensava: l’ultimo anno in ritiro a Cavalese, in mezzo al campo, non esitò a dire a Kotnik e Naglic che non li aveva voluti lui. Fece di tutto per farsi mandar via, e alla fine ci riuscì. Potrei scrivere un libro di aneddoti e di ricordi, come quella volta che mimando un calcio vide decollare il mocassino verso le tribune. Doveva venire a Torino, protagonista della "Aux Legends", per ricevere il premio come tanti altri allenatori di Torino, ma l’aggravarsi delle condizioni di salute glielo ha impedito». Dall’esonero di De Sisti alla Reyer, è iniziata la carriera da head coach di Vitucci.
Michele Contessa
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