Vince la legge di mercato, niente made in Italy In laguna spazio ai giovani talenti stranieri

La strategia del club arancioneroverde: gli italiani troppo cari, dopo la Primavera inizia la trafila dei prestiti, all’estero i ventenni giocano subito 
Francesco Gottardi

la scelta

Venezia

C’è chi si stupisce e invoca il made in Italy. Ma da che mondo è mondo, Venezia è sempre stata terra di mercanti e rotte esotiche. Il calcio non fa eccezione: da quando poco più di un anno fa Mattia Collauto e Paolo Poggi hanno preso in mano la costruzione della squadra, la virata internazionale è stata evidente. Johnsen, Svoboda, Crnigoj, Bjarkason, Maenpaa: tutti protagonisti nella cavalcata verso la Serie A. E oggi Peretz, Ebuehi, Heymans, Schnegg, Tessmann: i nuovi nomi sconosciuti ai più per l’ambiziosa riconferma. Fin qui ha contato solo la parola del campo. Ricetta vincente, un viaggio nell’universo delle trattative per capire perché. «Lasciate stare le presunte differenze nei regimi di fiscalità fra Italia e estero, è la pura legge di mercato», spiega Gianluca Virzi, procuratore sportivo specializzato in giovani calciatori del nostro campionato e fondatore dell’azienda GV Talents Agent. «Non è un processo nato oggi, ma negli ultimi anni è sempre più evidente».



Quel che succede dalle giovanili della Serie A in giù è semplice: «I prezzi sono altissimi. Esempio: per Simone Leonardi e Kevin Leone (due promettenti attaccanti della Sampdoria assistiti da Virzi, entrambi classe 2005, ndr) i blucerchiati chiedono oltre 5 milioni di euro ciascuno. Nemmeno in Spagna sparano cifre del genere per ragazzini della loro età. Molti club italiani lavorano sulle plusvalenze per chi è già sotto contratto, mentre ai rinforzi si richiede prontezza. E i giocatori di vent’anni in Olanda, Belgio o Francia costano meno, eppure sono già titolari in prima squadra. Un’esperienza precoce che qui da noi non c’è o raramente si ha la possibilità di acquisire. E questo incide sugli stessi vivai perché, dopo la Primavera, inizia il giro di prestiti nelle serie minori dove emergere è difficilissimo. Ma c’è da dire che il Venezia è una società strutturata, molto focalizzata sui giovani e con crescente attenzione alla loro formazione anche fuori dal campo».

L’altra faccia della storia è lontana dalla laguna. Dove la dirigenza arancioneroverde sta facendo il pieno: un caso su tutti è quello di Dennis Johnsen, turbo norvegese sulle fasce di Zanetti che si è rivelato un innesto decisivo per la promozione in Serie A. Poggi l’ha portato in Italia grazie al know how - l’esterno giocava nel Pec Zwolle dove oggi lavora Van der Vegt, vecchio compagno di Paolo ai tempi dell’Udinese - e al contributo di agenzie che oggi operano quasi più da broker finanziari che da procuratori classici.



«Pescare il giocatore giusto nella vastità del mercato può essere un’impresa, dunque ci occupiamo di far incontrare domanda e offerta», interviene Menno Groenveld, proprietario della società olandese Pure Sportsmanagement, agente di Johnsen e con un ruolo attivo anche nell’affare Ebuehi: «Sviluppiamo una rete di contatti con i club di tutta Europa, segnaliamo profili specifici in base alle loro necessità e li promuoviamo. Lavorando sulle skills: I calciatori più fisici cerchiamo di sistemarli in Inghilterra, quelli più tecnici in Spagna oppure da voi dove però ci vuole anche una grande attenzione alla tattica. Oggi l’Italia è un ottimo paese per lo sviluppo di ragazzi di tutto il mondo. Hanno più spazio di una volta».



Quelli che Collauto ci tiene a chiamare giocatori internazionali, non stranieri. «Il Venezia è molto reattivo alle opportunità che ci sono all’estero», continua Groenveld. «E sa che così si può creare il mix giusto: i locali conoscono meglio l’ambiente e un certo tipo di calcio, ma la fame di chi arriva da fuori, con qualità che vanno ad arricchire il gruppo, è uno stimolo per entrambi. La dirigenza arancioneroverde lo sa bene. Punta a valorizzare e instaurare un rapporto di crescita con i calciatori, che un domani si possono rivendere a tanto. Per questo piacciono molto giocatori tecnici e veloci, dall’alto potenziale: in Italia sono particolarmente costosi e così il Venezia mette gli occhi anche altrove».

Non è un caso se la squadra di Zanetti ha scelto l’Olanda (tournée di precampionato dal 28 luglio al 6 agosto, contro tre club di Eredivisie) per testare i nuovi arrivati e misurarsi con questo tipo di calcio. «Johnsen e gli altri me lo ripetono: c’è tanta voglia di arrivare pronti alla sfida Serie A. Per dimostrare che le soddisfazioni non sono finite qui”. E non è un caso se la vecchia Associazione calcio o Ssc, oggi si chiama Venezia Football Club. Lingua comune il pallone. —





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