«Quella sfida con il Venezia cambiò la mia carriera»

Calcio. Carlo Ancelotti pubblica il secondo libro (“Il mio albero di Natale”) ed elenca le 10 partite speciali: c’è anche il 3-0 della Reggiana nell’ottobre ’95
Di Carlo Cruccu

VENEZIA. Esperienza, carisma, grandissima capacità di correggere al volo le situazioni difficili, grande serenità puntualmente trasmessa ai suoi giocatori. Carlo Ancelotti celebra i suoi primi vent'anni da allenatore con un curriculum gonfio di scudetti e trofei conquistati in tutto il mondo. Lo fa anche con un libro, “Il mio albero di Natale” (ed. Rizzoli, abbinato a La Gazzetta dello Sport), una raccolta di schemi, note, sensazioni e ricordi. Undici capitoli di vita vissuta in panchina. Raccontando anche le partite-chiave - lui le chiama “speciali” - di una eccezionale carriera. Ancelotti fa un elenco delle dieci partite che hanno fatto la sua storia, le troviamo al capitolo 10. Ti aspetti la finale di Champions vinta a Manchester dal suo Milan ai rigori contro la Juve, preceduta dalla semifinale derby con l'Inter, un altro pass di Champions con la classica partita perfetta contro lo United di Ferguson, o la prima grande vittoria del suo Chelsea in Premier. Ci sono, ci sono tutte. Come quelle dal doloroso finale, la sconfitta di Istanbul contro il Liverpool e lo 0-1 del diluvio quando la allora sua Juve annegò a Perugia. Ci sono. Ma la prima delle partite citate da Carlo Ancelotti, datata 15 ottobre 1995, è Reggiana-Venezia, serie B, con il sottotitolo “Dentro o fuori”. «Non sono disposte in ordine di tempo, né di importanza – spiega il tecnico d Reggiolo – sono semplicemente speciali perchè in un modo o nell'altro hanno segnato la mia vita non sono in quanto allenatore ma anche come uomo».

Una sensazione strana anche per chi legge, un ricordo di una domenica di metà ottobre che si accavalla alle tante immagini di un tecnico vincente. Sono passati 18 anni e vien da sorridere pensando che quell'allenatore che ora guida il Real Madrid dopo aver vinto stagioni in Italia, Inghilterra e l'anno scorso in Francia, abbia avuto il batticuore per preparare la sfida contro il Venezia. Un ricordo che comunque a qualcuno sarà balenato la settimana scorsa, quando il Venezia tornando al “Penzo” ha affrontato proprio la Reggiana. Dentro o fuori perchè quella volta Reggiana e Venezia arrivavano alla sfida sul fondo della classifica. Reggiana reduce dalla retrocessione dalla A e incapace di rialzare la testa, Venezia all'ennesimo tentativo di lottare per una promozione. Chi perde va a casa, si titolava alla vigilia, Ancelotti lo sapeva, e lo sapeva anche Marchioro, al quale Zamparini aveva affidato la panchina, pentendosi come sempre dopo poche settimane. La Reggiana veniva da una pesante sconfitta a Pescara, il Venezia aveva iniziato il campionato perdendo in casa con l'Avellino e vincendo poi solo a Cesena (terza giornata con un gol di Scienza). Di fronte, allo stadio Giglio, una chicca fresca di idea e attuazione, due grandi squadre-delusione. «La gara avrebbe certamente segnato il destino dei rispettivi allenatori» scrive Ancelotti , «ripensando a quella settimana rivivo ancora l'intensità e le inquietudini della vigilia. La settimana di ritito fu utile, la possibilità di stare assieme fu un modo per scoprire ancora di più l'unione del gruppo che mi trovavo a guidare e ci permise di rigenerare le energie mentali necessarie. I valori tecnici in quelle condizioni erano poco rilevanti e le squadre si equivalevano». Ancelotti racconta dei due obiettivi posti alla vigilia, prima tra tutti quella di rafforzare l'equilibrio tattico difensivo. E poi il tipo di allenamento specifico studiato per affrontare il Venezia. Una ricetta a base di pressing, esercizi finalizzati ai movimenti sul fuorigioco e soprattutto ricerca di autostima o organizzazione tattica. La partita finì 3-0 per la Reggiana, una sfida decisa già nel primo tempo con mattatore il trequartista Strada (esterno di centrocampo, addetto ai tagli), giocatore di grande qualità nella categoria. Il primo gol con una punizione alla Platini, il secondo con un inserimento e dribbling in area per sbilanciare Scienza e Filippini, il terzo con un rigore procurato da Strada e trasformato da Paci.

«Non dimenticherò mai quell'incontro in cui il nostro 4-4-2 superò nettamente il loro 4-3-3 e la determinazione con la quale i miei ragazzi affrontarono il Venezia» conclude Ancelotti.

Volete anche le formazioni? Serviti: Reggiana con Ballotta in porta (n.g. nelle nostre pagelle), difesa a quattro con Tangorra - Gregucci - Mazzola - Orfei, a centrocampo Schenardi, Sgarbossa, Di Mauro e Strada, davanti Paci e Simutenkov. Marchioro schierò un falso 4-3-3, in realtà un 4-5-1 che faceva trasparire paura e insicurezza: Mazzantini in porta, linea difensiva con Filippini-Sadotti-Zanutta-Tramezzani, qundi Pittana-Scienza-Cristiano-Fogli-Barollo e il solo Provitali in avanti, salvo affiancargli Cerbone a frittata già fatta. Ancelotti salvò la panchina, anzi da quel 3-0 iniziò una entusiasmante rimonta che a giugno sancì il ritorno della Reggiana in serie A e la sua consacrazione a tecnico di valore. Dalla Reggiana al Real, si legge nella copertina de “Il mio Albero di Natale”, ed è vero, con il Venezia a fare da trampolino. Quanto agli arancioneroverdi, ovviamente Zamparini dopo Reggio diede il benservito ad un Marchioro che ormai aveva già dato negli anni precedenti il suo meglio. Arrivò Gianfranco Bellotto che da là all'inizio del '96 non perse neanche una partita e alla fine salvò la squadra. Poi gli esoneri in laguna sono ripresi, ma questa è un'altra storia. E più che un libro servirebbe una enciclopedia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia