Giovani e moda: Mirano capitale della movida
Da Mestre e da Padova tutti vogliono ritrovarsi qui

MIRANO. Nessuno di questi ragazzi che si aggira con il bicchiere in mano saprebbe dire come è cominciata; si trovavano a Mestre, città molto tollerante sul punto, oppure a Padova, che ha le sue sacrosante ragioni per non poterne più del rito degli spritz, visto che da anni interi quartieri sono ostaggio di bevute e di tutto quel che ne consegue fino a tarda notte.
Sta di fatto che una sera qualcuno deve aver detto, andiamo a Mirano. E da allora, la corsa - detta movida, visto il tema - non si è più fermata. Dal giovedì alla domenica (ma non che il martedì sia una tristezza), la piazza Martiri e il suo ovale, lo slargo davanti alla pretenziosa fontana con leone che autorizza l’essere chiamata piazzetta dei Leoncini, sono un’unica allegra, chiassosa massa di ragazzi a tasso alcolico non proprio zero; però la gente è tollerante, e Mirano li accoglie a braccia aperte. Fosse solo perché così in giro si smette di pensare che qui tutto si risolve mangiando oca una volta l’anno, e festeggiando i fiori ogni dodici mesi.
La strada che porta a fare di Mirano un centro vivo e vitale, in realtà, è più lunga e piacevole da percorrere; passa attraverso l’arrivo di una grande libreria in pieno centro, e l’apertura di alcuni negozi di tendenza che mettono assieme il meglio degli stili meno banali. Dolce & Gabbana, per intenderci, da qualche parte ci sono di sicuro, ma la prima vetrina che salta agli occhi è quella di Shiro Kuroi, il meglio del non omologato. Intorno a tutto questo, i ragazzi arrivano e hanno da pochi a molti anni, dallo scooter al fuoristrada. Dice il sindaco che adesso è il momento di occuparsi anche dei loro mezzi di trasporto e bisogna capirlo: le auto in terza fila a Mirano (quello con la «r») stanno diventando un’abitudine serale, meglio educarla sul nascere.
Ogni età ha il suo posto. I giovani e giovanissimi si trovano bene alle Botti, davanti al Leoncino; chi se la tira un po’ di più, sceglie probabilmente Ca’ Malena che sta davanti all’ovale e che ha un’aria un po’ più milanese (con la «l»), con le grandi lampade da esterno e i camerieri dall’aria leggermente più impostata.
«Ale» va forte soprattutto a mezzogiorno, ma non disdegna qualche serata; chi c’era prima e assicura che ci sarà anche dopo è «Lele l’Ostricaro», nella calletta tra il Leoncino e l’ovale, dove per trent’anni c’è stato Gabriele Bortoluzzi e adesso c’è suo figlio Giampaolo.
Lui, che la piazza l’ha vista da quanto è nato e intende vederla dalla stessa angolatura ancora per molti anni, non si piega alla moda dello spritz, e dice anzi che proprio qui, forse, sta il segreto: «Io non ho neanche le olive, figurati. Se uno mi chiede lo spritz lo faccio volentieri, ci mancherebbe. Ma preferisco se mi chiedono il prosecco, il nostro viene da Valdobbiadene ed è del migliore, è un po’ il nostro marchio. Così ci dividiamo il lavoro, e stiamo meglio tutti: io il prosecco, un altro lo spritz, un altro ancora il cocktail. La gente viene, e non sappiamo perché. Le mode cominciano, non sai spiegarti la ragione. Noi c’eravamo prima e si continua come prima: al mattino i pensionati, al pomeriggio i giovani. Una cicchetteria alla veneziana».
Dicono gli esperti della zona che Lele l’Ostricaro vale il viaggio per un risotto di pesce, o per uno stecchino infilzato di calamari fritti, se hai la botta di fortuna di beccarli appena usciti dalla cucina non li dimentichi più. Tartine, patatine e olive si trovano in abbondanza negli altri locali in infilata sotto i portici.
E’ almeno un anno che va avanti la Mirano della notte, la piazza riconquistata dai giovani; si comincia a vedere qualche brutto vizio, lo stesso che è costato l’ostracismo di Padova. I bicchieri, ad esempio, lasciati dappertutto dopo la bevuta, costasse chissà che fatica riportarli al bancone; qualcuno che tira troppo tardi schiamazzando sotto i balconi, e dei parcheggi si è già detto.
«E’ quello che dà fastidio - dicono i gestori - perché il cattivo comportamento di qualcuno rischia di mettere a repentaglio un bel fenomeno, che ha reso viva questa città e le ha dato un senso completamente nuovo». E quindi i gestori per primi cercano di educare i ragazzi, pregandoli di riportare i bicchieri, qualcuno anche chiudendo a mezzanotte in punto.
Sul futuro nessuno si sbilancia: la movida, per definizione, non si ferma, può essere che domani si scopra una nuova piazza, e allora tutti lì. Mirano fa progetti per governare l’onda, ma soprattutto si gode il momento: è la sua primavera, adesso nessuno potrà più dire che da queste parti c’è solo l’oca.
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