Veritas spiega l’inceneritore di Fusina «Bruceremo solo i rifiuti prodotti qui»
«Non abbiamo, infatti, chiesto di poter bruciare a Fusina più rifiuto secco residuo di quello che si produce nel nostro territorio di competenza. Il nostro unico obbiettivo è di chiudere a casa nostra il nostro ciclo dei rifiuti, con i migliori impianti e le minori emissioni inquinanti possibili, senza dover più ricorrere a discariche o a trasportare fuori regione o addirittura all’estero tutto quello che, malgrado gli ottimi risultati raggiunti con il 70 % di raccolta differenziata, non è possibile riutilizzare». Con poche e schiette parole il direttore di Veritas spa, Andrea Razzini, ha fatto ieri – alla vigilia della commissione del consiglio comunale che si riunirà oggi proprio su questa questione al Centro Candiani di Mestre – ha riassunto così il succo del progetto della municipalizzata, in attesa del parere della Commissioni di valutazione ambientale (Via) del progetto di aggiornamento tecnologico e ottimizzazione del polo dei rifiuti di Fusina. Un passo «inevitabile» secondo Razzini, visto che la programmata chiusura della centrale termoelettrica di Enel (Palladio) a Fusina – dove si bruciano, insieme al carbone il combustibile solido secondario (Css) derivato dalla lavorazione dei rifiuti urbani da noi raccolti, non pericolosi e speciali non pericolosi. Si tratta di 152.490 tonnellate di non riciclabile, su un totale di 530 mila tonnellate raccolte l’anno scorso nel bacino che comprende i comuni della provincia di Venezia e quello di Mogliano, che dopo l’essiccamento con l’eliminazione della parte umida e lo scarto di frammenti di plastica, metalli e altri materiali come la ceramica, si riducono di oltre il 50 per cento e può essere usato come combustibile (Css) in una centrale come quella di Enel che però chiuderà entro il 2025 o con un forno inceneritore con recupero del calore per autoprodurre l’energia necessaria a tutto l’impianto.
Razzini, con al fianco l’ingegnere Massimo Zanutto, direttore generale della controllata Ecoprogetto, ha tenuto la conferenza stampa proprio nella sede dell’impianto di trattamento dei rifiuti urbani di Verista, a Fusina, dopo la tornata di verifiche fatte con gli enti pubblici di controllo dall’Arpav, all’Usl 3, fino all’Autorità di Bacino e il comune di Venezia che avevano chiesto un serie di chiarimenti sul progetto, fortemente contestato da comitati locali e anche da sindaci della Riviera del Brenta e dalla Municipalità di Marghera. comitati che contestano questo progetto» come ha sottolineato il direttore di Veritas «sostengono, erroneamente, che a fronte delle 152 mila tonnellate di rifiuto secco residuo da eliminare nel nostro Bacino con le due prospettate linee in attesa di autorizzazione, che comprendono la costruzione di un nuovo forno e l’ottimizzazione di quello esistente, abbiamo un’autorizzazione di un secondo già esistente, per il trattamento di 250 mila tonnellate. Questo per loro dimostrerebbe che Veritas nasconde il recondito obbiettivo di fare business bruciando a Fusina anche rifiuti prodotti fuori dal Veneto, cosa peraltro proibita da una legge regionale». «Si tratta di informazioni errate» ha chiarito Razzini «perché l’autorizzazione a trattare annualmente un massimo di 250 mila tonnellate di rifiuto secco residuo a Fusina ce l’abbiamo da parecchi anni, a fronte di una riduzione di quelli prodotti grazie all’aumento della raccolta differenziata. Quindi, già da tempo, volendo, avremmo potuto bruciare rifiuti prodotti in altri territori. Ma non l’abbiamo fatto e tanto meno lo faremo, perché nell’impianto di Fusina vogliamo valorizzare la medesima quantità di rifiuto secco residuo con due linee di produzione di energia elettrica, già autorizzate per un massimo di 47,5 megawatt di potenza termica, bruciando, alternativamente, Css, biomasse legnose che comprendono anche quelle recuperate sulle spiagge dopo le mareggiate e i fanghi di risulta della depurazione delle acque civili. Tutti rifiuti che altrimenti dovremmo incenerire portandoli con camion e pagando in altri inceneritori, per esempio in Lombardia o in Ungheria, come dobbiamo già fare per la parte di Css che Enel non utilizza a Fusina. Oppure dovremmo portarli in discarica, cosa che non vogliamo assolutamente fare, perché le discariche sono il peggiore modo di smaltire i rifiuti e noi l’abbiamo ridotto al 3 % utilizzando l’unica discarica esistente nel nostro territorio, a Jesolo».
«Il nostro piano industriale è stato già approvato da tutti gli organi societari, quindi anche dal Comitato dei Sindaci - prevede di garantire efficaci ed efficienti smaltimenti con recupero diretto di energia dal rifiuto; questo per assicurare la piena autosufficienza e la sicurezza ambientale del territorio, con emissioni dai camini muniti di avanzatissimi filtri, sempre più ridotte e comunque abbondantemente già sotto i limiti di legge». —
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