Sitran e Marchetto «Andate a votare per i due comuni»

«Un percorso durato otto anni. E adesso giunto al termine solo grazie alla sentenza del Consiglio di Stato, che ha riaffermato un aspetto primario della consultazione, quello della centralità dei cittadini. Che non possono essere privati del diritto di potersi esprimere su questioni che investono i loro assetti istituzionali». Così Maurizio Marchetto e Marco Sitran primi firmatari della proposta di legge per il referendum sulla separazione, spiegano le ragioni dei comitati che chiedono di votare «sì» al referendum, fissato dalla regione per il 1 dicembre.
«La rabbiosa reazione dell’amministrazione comunale e del fronte del «no», scrivono, «sono la dimostrazione di quanto entrambi siano alieni da questo basilare principio di democrazia». «È bene ricordare», dicono Sitran e Marchetto, «che quella tra Venezia e la Terraferma fu un’unione forzosa, imposta nel 1926, senza sentire le popolazioni, legata alla creazione di Porto Marghera: svanita l’idea della Grande Venezia, che la sottendeva, l’unione amministrativa si è rivelata un errore concettuale che ha originato gli attuali problemi, riassumibili, per Venezia, nella sua drammatica parabola discendente innestata dal disastroso calo demografico e dalla desertificazione imprenditoriale senza che Mestre, ridotta a ruolo di “dormitorio” della più altolocata vicina, ne potesse in qualche modo trarre vantaggio».
«E’ facile capire», scrivono ancora i due autonomisti, «che l’autonomia amministrativa è osteggiata proprio perché, attraverso il rinnovato rapporto con i cittadini, pone in discussione un consolidato sistema di potere partitico. L’unione amministrativa è ed è stato un postulato intoccabile nei confronti del quale si è infranta ogni volontà di cambiamento che, tuttavia, non ha argomenti sostanziali a supporto, ma semplici affermazioni ad effetto, (le città unite “sono fortissime”, “piccolo non è bello” “ci sono già state quattro consultazioni”) che nascondono l’ assenza di contenuti». «Le funzioni oggi comuni alle due città ( smaltimento rifiuti, trasporti) sono indipendenti dal legame amministrativo dato che la comunanza è dovuta alla convenienza economica: un nuovo servizio si potrà avviare anche con due amministrazioni autonome. «L’autonomia, al contrario, è il primo passo per l’ affermazione della specialità di Venezia: la città sarebbe meglio conservata attraverso una legislazione mirata speciale che, oltre le pietre, potrà preservare il millenario modus vivendi delle lagune venete. Analogamente, di fondi “speciali” beneficeranno tutti i Comuni della gronda. I cittadini non si facciano intimidire. E si rechino con serenità alle urne il 1 dicembre». —
A.V.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia